Politica

Il passo indietro di Montante: "Mi sospendo dall'agenzia per i beni confiscati"

Il presidente di Confindustria Sicilia invischiato in due inchieste per mafia rivendica il suo impegno contro i boss ma molla per adesso l'incarico avuto dal governo lo scorso 20 gennaio. Contro di lui le accuse di cinque pentiti

Rimane, non si sa ancora per quanto, delegato nazionale di Confindustria per la Legalità nonché presidente degli industriali siciliani. Ma almeno per il momento molla l'incarico nell'agenzia per i beni confiscati, che lo avrebbe portato a fianco di prefetti e magistrati non più da paladino della legalità ma nella scomoda veste di indagato e per collusioni con i boss.
Antonello Montante fa un passo indietro. E si autosospende dall'agenzia che si occupa dei beni scippati ai boss che aveva avuto da pochissimo, dallo scorso 20 gennaio. L'imprenditore, paladino della legalità fino a pochi giorni fa, quando «Repubblica» ha svelato l'esistenza di due inchieste per sue presunte collusioni mafiose, ha diramato una nota: «È per il profondo rispetto verso tutte le istituzioni, a partire da magistratura e forze dell'ordine, che oggi, alla luce delle notizie che ho appreso dalla stampa, seppure sconsigliato da tanti, ho deciso di autosospendermi dal consiglio direttivo dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Mai avrei pensato - scrive - di dovermi trovare un giorno in una situazione simile dopo anni trascorsi in trincea, insieme a tanti altri imprenditori, sempre al fianco delle istituzioni. Anni durante i quali un gruppo di giovani imprenditori siciliani ha preso coraggio e ha espulso dalla propria associazione persone che avevano rivestito ruoli apicali negli organi associativi regionali e che, come hanno sottolineato alti magistrati in occasioni pubbliche, grazie al metodo mafioso e a protezioni politiche, avevano creato un sistema di potere di portata regionale se non nazionale. Anni durante i quali abbiamo accompagnato decine di colleghi alla denuncia, sostenendoli anche nelle aule di tribunale, anni in cui abbiamo sollecitato controlli antimafia preventivi, in alcuni casi mai fatti prima, e ci siamo costituiti parte civile, insieme con tutte le associazioni aderenti a Confindustria, in processi contro esponenti di spicco della criminalità organizzata. Un cambio di passo rivoluzionario - prosegue Montante - portato avanti con l'obiettivo di tracciare una linea netta di demarcazione con il passato in un territorio da sempre soggetto a forti condizionamenti mafiosi, prima del quale all'interno dell'Associazione accanto alla gente perbene era possibile trovare anche l'imprenditore colluso o addirittura associato a Cosa nostra».
Il presidente di Confindustria Sicilia entra anche nel merito delle inchieste che lo riguardano: «Le persone che vedo citate negli articoli giornalistici pubblicati in questi giorni sono state da noi tutte denunciate e messe alla porta, - dice - così come è possibile leggere in documenti pubblici consegnati in commissione Antimafia, in occasione dei Comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica e, comunque, a tutti gli organi antimafia del Paese.

Lo abbiamo fatto subendo minacce gravissime e mettendo a rischio la nostra vita e lo abbiamo fatto - conclude - sempre al fianco d'investigatori, magistrati e funzionari dello Stato».

Commenti