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Patrimonio An, Fini restituisce l'auto

Invece dell’auto di Stato Fini usa una berlina da 100mila euro comprata dalla già disciolta An. Fiutato lo scandalo manda avanti Lamorte che fa autogol: "Da oggi la vettura torna in uso al partito". Pontone non parla

Patrimonio An, Fini restituisce l'auto

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Centomila euro e non passa la paura (di un nuovo scandalo). Tanto è costata l’ammiraglia iperaccessoriata acquistata nel marzo scorso, non si sa bene a quali Fini e su mandato di chi, dall’ormai disciolta An.
A quale esigenza doveva rispondere il di-partito Alleanza nazionale comprando quella Bmw 750 nera, tremila di cilindrata, a una cifra sbalorditiva, un terzo di quanto incassato dalla (s)vendita di Montecarlo, soprattutto considerata la fame di soldi di altri «eredi» del patrimonio, come per esempio il Secolo d’Italia in perenne carenza di danari?
Più indizi, come per l’affaire del Principato, tiravano in ballo direttamente il bisogno di mobilità di Gianfranco Fini. Strano «bisogno», visto che il presidente della Camera ha già in uso auto di Stato e autista. Eppure a confermare il tutto, ossia che la terza carica dello Stato andava in giro su un’auto comprata ad hoc da An (partito in liquidazione, ripetiamo, nel quale Fini ovviamente non ricopre più alcuna carica), ieri pomeriggio, è arrivato il coming out del finiano Donato Lamorte. Che poche ore dopo le telefonate del Giornale per chieder lumi sulla vicenda all’ex tesoriere Francesco Pontone (che declinava l’invito a ricordare quell’acquisto) e alla di lui segretaria Anna Molino (irreperibile in via della Scrofa), dettava alle agenzie un precipitoso tentativo di salvataggio in corner.
Preventivo e, soprattutto, non richiesto. «I solerti segugi del Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, non ce ne vogliano se roviniamo il presunto scoop scandalistico cui si stanno da qualche tempo dedicando. L’autovettura di servizio utilizzata dal presidente Gianfranco Fini non è di proprietà della Camera dei deputati bensì di Alleanza nazionale, e al riguardo il Comitato di gestione dei beni del partito non ha avuto fino a oggi alcunché da obiettare». Insomma, una clamorosa ammissione, diluita cercando di accostare l’onerosissimo acquisto alle «numerose proprietà immobiliari di An utilizzate dal Pdl senza versare alcun canone di affitto». Strana obiezione: l’auto è stata comprata nuova lo scorso 11 marzo, le proprietà di An erano già nel patrimonio del disciolto partito. Sembra la solita, infelice e arronzata strategia mediatica già adottata dai finiani per arrampicarsi sugli specchi durante l’affaire immobiliare monegasco. Il bello è che, appunto, il Giornale non aveva ancora scritto una riga e già Lamorte corre a darci soddisfazione, spiegando che «poiché è doverosa la massima trasparenza, l’autovettura torna oggi stesso (per espressa volontà dell’onorevole Fini) nella disponibilità esclusiva del Comitato di gestione». Ma la trasparenza non era già doverosa a marzo scorso, quando il tesoretto di An è stato alleggerito per comprare l’inutile automobile? Se invece serviva, ed era tutto trasparente, come mai tanta fretta nel restituirla al comitato di gestione?
Proprio dal comitato di gestione, nei giorni scorsi, erano nate le prime domande su quella strana voce iscritta nei libri contabili lasciati dall’ex presidente Pontone al suo successore Franco Mugnai. A fine settembre, il nuovo comitato, procedendo allo screening dei beni mobili e immobili della futura «fondazione An», spulciando il «consuntivo» di Pontone scopre che per la modica cifra di 97.740,00 euro qualcuno poteva andarsene in giro a bordo d’una fiammante Bmw 750 benzina, «tremila di cilindrata, 240Kw di potenza, immatricolata l’11 marzo 2010, intestata ad Alleanza nazionale, via della Scrofa 39, Roma, codice fiscale 80204110581».
A che pro questa spesa, si sono chiesti i senatori Pdl ex An? Chi ha ordinato l’acquisto? Chi ha in uso quell’auto da otto mesi? Un parlamentare? Familiari, parenti o amici di un parlamentare? E come mai, come per la casa di Montercarlo dove vive il giovin Tulliani, nessuno in An sapeva nulla di questo affare a quattro ruote? Ma soprattutto, se An è sostanzialmente in liquidazione, e se il tesoro è diviso tra le due anime degli ex militanti, che senso ha comprare un’auto di rappresentanza per un partito che non rappresenta più nessuno? Inizia così la caccia alla Bmw. Per capire dove diavolo sia finita la macchina si seguono chiacchiere, soffiate, pettegolezzi. Il Giornale intercetta l’indiscrezione e si imbatte subito in Gianfranco Fini come probabile «utilizzatore finale» della bella berlina tedesca. Scopriamo infatti che l’auto, la cui targa comincia per EB54, è in effetti intestata ad An da marzo di quest’anno, e che Fini, da presidente della Camera, l’ha certamente utilizzata, pur non avendone alcun titolo.
Proprio per capirne di più abbiamo provato a parlare con la segretaria di Pontone, Anna Molino, nelle cui mani sarebbero improvvisamente tornate le chiavi, consegnate da due autisti dipendenti da An e ora appiedati. Ma la Molino è «fuori ufficio», spiegano in via della Scrofa. Pontone invece risponde al telefono, ma si trincera dietro a una serie di «non risposte» e spiega di non «poter» parlare (come leggete nell’intervista qui sotto). Parla invece «spontaneamente», come abbiamo visto, Donato Lamorte. Che conferma quanto scoperto dal Giornale. Ma non chiarisce un altro dettaglio: chi guidava quell’ammiraglia comprata con i soldi di Alleanza nazionale? Forse i due autisti - P. e L. - anche loro stipendiati dall’ex partito?
Un bell’aggravio inutile per il tesoretto della fu An: nel garage della Camera per mesi ha riposato l’ammiraglia destinata al primo inquilino di Montecitorio, e il servizio era comprensivo di chauffeur. Chissà se l’imbarazzata ironia di Lamorte è condivisa da un’altra finiana, Flavia Perina, che ha accusato il Pdl di voler chiudere i rubinetti al «suo» Secolo d’Italia.

Magari quei centomila e passa euro le avrebbero fatto comodo.

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