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Patto con Calcestruzzi spa Presi manager e mafiosi: troppa acqua nel cemento

Presi boss, manager e consulenti della spa di Bergamo. Esponenti delle cosche imponevano le forniture della Calcestruzzi alle imprese aggiudicatarie di appalti

Patto con Calcestruzzi spa 
Presi manager e mafiosi: 
troppa acqua nel cemento

Caltanissetta - Le indagini, scaturite nell’operazione "Doppio colpo" e nell’arresto di 14 persone, tra boss mafiosi e manager e consulenti della Calcestruzzi spa di Bergamo, hanno permesso di appurare che esponenti di spicco delle cosche nissena e catanese imponevano la fornitura del calcestruzzo prodotto dalla Calcestruzzi alle imprese aggiudicatarie di appalti pubblici o privati, eliminando scomode concorrenze e consentendo l’espansione dell’azienda bergamasca nel mercato della Sicilia orientale.

L'operazione "Doppio colpo" Secondo i carabinieri e i finanzieri di Caltanissetta erano chiare le responsabilità dei proprietari e dei gestori delle imprese siciliane dedite al movimento terra, che avevano rapporti di lavoro con la società bergamasca; nel curare e gestire i rapporti tra l’organizzazione criminale e la Calcestruzzi spa, nel creare disponibilità finanziarie di natura illecita, da destinare alle varie articolazioni territoriali di Cosa nostra, quale controprestazione per gli interventi finalizzati a imporre sul territorio le forniture di calcestruzzo da parte della Spa bergamasca, mediante sovrafatturazioni di forniture e trasporti di inerti; nel garantire la preminenza, in Sicilia, della Calcestruzzi nel settore delle forniture e favorirne l’ulteriore espansione; e nell’assumere una posizione di esclusività nel settore delle forniture e trasporto di inerti.

Le responsabilità degli arrestati Accertate anche le responsabilità dei consulenti e dei dipendenti della Calcestruzzi spa nell’aver creato e utilizzato un sistema informatico (sistema Progress) per alterare i dati di gestione produttiva del calcestruzzo fornito per appalti pubblici e privati in difformità alle previsioni contrattuali e per occultare la scadente qualità del calcestruzzo venduto; nonché la responsabilità di due ex dipendenti delal società del nord Italia che, nella qualità di tecnologi, con raggiri - consistiti nel predisporre fraudolentemente "ricette di produzione" del calcestruzzo difformi da quelle stabilite per contratto - fornivano, per le commesse relative all’appalto "Porto Isola - Diga Foranea Gela", conglomerati composti da un minor quantitativo di cemento e da inerti non idonei per lo specifico impiego.

I 14 arrestati I provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere al capomafia Giuseppe ’Piddù Madonia, 64 anni, al boss Francesco La Rocca, 72 anni, e a Giuseppe Giovanni Laurino, 53 anni, ritenuto esponente di spicco del clan Cammarata di Riesi. Agli arresti domiciliari sono finiti gli imprenditori Salvatore Rizza, 78 anni, Santo David e Gandolfo David, rispettivamente di 71 e 77 anni; il consulente esterno e l’amministratore del sistema informatico della Calcestruzzi Spa, Gianni Cavallini, 48 anni di Ravenna e Alvis Alessandro Trotta, 41 anni, di Milano. Domiciliari anche per il responsabile del controllo gestione della stessa società, Carlo Angelo Bossi, 41 anni, di Induno (Milano), e due ex dipendenti, Mario De Luca, 47 anni, di Napoli, e Nunzio Anello, 42 anni, di Mazzarino (Caltanissetta), oltre al consulente esterno dell’Italcementi, Giancarlo Bianchi, 54 anni, di Brignano Gero D’Adda.

In carcere sono finiti gli imprenditori Francesco Lo Cicero, 56 anni, di Campobello di Licata (Agrigento) e Vincenzo Arnone, 47 anni, di Serradifalco (Caltanissetta).

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