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Il patto franco-tedesco che spinge Cameron fuori dall'Ue

Merkel e Hollande presenteranno un piano di riforma dell'Ue che non comprende una modifica dei trattati, modifica promessa da Cameron prima del referendum

Il patto franco-tedesco che spinge Cameron fuori dall'Ue

La questone è compresa tutta in una frase dell'accordo che Merkel e Hollande hanno stipulato qualche giorno fa: le riforme dell'Europa devono essere "sviluppate nel quadro dei trattati attuali". Un colpo per la campagna referendaria di David Cameron e una spinta verso l'allontanamento del Regno Unito dall'Unione. L'espressione usata dai due leader europei, infatti, significa che non è nelle intenzioni dei due paesi considerare una riapertura dei trattati e una loro eventuale modifica.

Il patto di integrazione che Francia e Germania presenteranno il 25 giugno al vertice Ue di Bruxelles è la dura risposta agli annunci che il premier britannico sta facendo da giorni. Il referendum indetto entro il 2017, infatti, è ormai il primo argomento di dibattito nel Regno Unito e tra i parner europei. Cameron in campagna elettorale aveva promesso ai suoi elettori non solo che avrebbe portato al voto la questione del "dentro-fuori" l'Europa, ma anche che nei mesi precedenti la consultazione avrebbe fatto di tutto per proporre delle riforme radicali dell'Europa e permettere così ai cittadini britannici di scegliere in piena libertà se rimanere o meno legati a Bruxelles. Un modo per dire che se si andasse a votare oggi, probabilmente, vincerebbe il fronte del sì. Sono molti, infatti, i cittadini che vedono nell'Unione Europea un freno alla corsa economica di Londra, per questo Cameron ieri ha incontrato Junker e gli ha ribadito che i sudditi della corona "non sono affatto contenti dello status quo". Così l'obiettivo che Cameron si è dato, anche per alzare la posta in gioco con i partner, è quello di chiedere una modifica sostanziale del trattato di Lisbona. Il leader conservatore vuole generare un'integrazione fiscale e politica tra i paesi europei che sia positiva, una mossa in parte condivisa anche dai suoi colleghi europei, che però temono enormemente la riapertura dei trattati. Perché lo considerano un salto nel vuoto che porterebbe a lunghe ed estenuanti trattative.

E' per discutere di questo che Cameron in questi giorni incontrerà a Copenaghen il primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt, a L'Aja il primo ministro olandese, Mark Rutte e Hollande a Parigi. Poi nei giorni successivi vedrà a Varsavia il primo ministro polacco Ewa Kopacz, prima di andare a Berlino per vedere la Merkel.

E non è da escludere che nei colloqui si parlerà anche del documento firmato dalla Francia e dalla Germania. Proposte visionate in anteprima da Le Monde, e che presentano un progetto di riforma diviso in quattro aree: economiche, fiscali, politiche e di convergenza sociale. Un'idea che metterebbe insieme sia la volontà della Germania di riaffermare il principio della stabilità economica, sia la richiesta francese di maggiori investimenti. Il sodalizio franco-tedesco ricorda i primi anni di costruzione dell'Unione Europea, ma stavolta potrebbe metterne a serio rischio la stabilità. Cameron è stato chiaro: "Una cosa in tutta questa storia sarà costante ed è la mia determinazione a fornire per il popolo britannico una riforma dell'Unione europea in modo da poter fare una scelta corretta al referendum".

Se, però, dovesse passare la linea di riforme solo marginali ideata da Merkel e Hollande, allora il premier britannico si potrebbe trovare in una posizione alquanto scomoda. Infatti, se i cambiamenti dell'Ue dovessero apparire troppo deboli, appoggiare il "no" al referendum diventerebbe troppo rischioso per i sondaggi. Invece, se riuscisse a modificare l'accordo di Lisbona, Cameron sarebbe allora in grado di dire all'elettorato che quanto da lui fatto è sufficiente per rendere l'appartenenza della Gran Bretagna al progetto europeo un'esperienza economicamente vantaggiosa.

Altrimenti è probabile che gli inglesi voteranno a favore dell'abbandono dell'Europa.

E sarebbe "colpa" di Merkel e Hollande.

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