Cronache

Pavia, finisce in manette il patron del Riso Scotti "Bruciava rifiuti pericolosi invece di biomasse"

Angelo Dario Scotti, ad dell'azienda, arrestato insieme a due funzionari del Gse. Nella centrale a biomasse di Pavia della Scotti si bruciavano rifiuti, anche pericolosi, invece degli scarti della lavorazione del riso: giro d'affari di 30 milioni tra il 2007 e il 2009. L'azienda, per non ridare 7 milioni di contributi, avrebbe corrotto i due del Gse

Pavia, finisce in manette il patron del Riso Scotti 
"Bruciava rifiuti pericolosi invece di biomasse"

Pavia - È stato arrestato, su richiesta della Dda di Milano, Angelo Dario Scotti, vice presidente del cda di Riso Scotti energia e ad di Riso Scotti spa, nell’ambito dell’inchiesta su un traffico illecito di rifiuti. Un giro del valore di 30 milioni di euro tra il 2007 e il 2009. L’ordinanza di arresti domiciliari, che riguarda altre tre persone, è stata emessa dal gip di Milano, Stefania Donadeo.

Gli altri arresti Le altre tre persone finite agli arresti domiciliari, insieme a Scotti, sono un funzionario del Gestore dei servizi energetici di Roma, Andrea Raffaelli, un consulente esterno di Assoelettrica, Elio Nicola Ostellino e Nicola Farina, commercialista di fiducia del gruppo Scotti. In carcere invece è finito Franco Centili, funzionario del Gse. Sono accusati tutti, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico, frode in pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri dell’ufficio, per fatti commessi tra il 2005 e il 2010.

L'inchiesta La guardia forestale e la Dia, su ordine della procura di Milano, hanno dato il via questa mattina a un blitz che ha fatto scattare le manette ai polsi anche a due funzionari del Gse (Gestore servizi energetici), la società pubblica che ha il compito di gestire gli incentivi per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Al centro dello scandalo, la centrale elettrica della Scotti a Pavia, dove secondo l’accusa al posto delle biomasse venivano bruciati rifiuti di vario tipo, alcuni dei quali classificati come pericolosi come legno, plastiche e anche fanghi di depurazione. L’operazione di oggi è la seconda tranche di un’indagine partita nell’autunno scorso, che già aveva coinvolto dirigenti e amministratori della Scotti e titolari dei laboratori di analisi a Pavia.

L'indagine Dirty money Gli arresti costituiscono uno sviluppo dell’indagine denominata Dirty money svolta dal corpo forestale dello Stato che a novembre aveva portato al sequestro dell’impianto della società. Per evitare di restituire allo Stato 7 milioni indebitamente percepiti per la falsa produzione di energia pulita, la Riso Scotti energia avrebbe elargito consistenti somme di denaro in contante a funzionari compiacenti del Gestore dei servizi energetici di Roma. Nella corruzione risulterebbero coinvolti il presidente del cda e il responsabile dell’impianto, mentre il presidente e amministratore delegato della riso Scotti ne sarebbe stato a conoscenza. Gli altri indagati posti ai domiciliari sono Andrea Raffaelli, funzionario del Gse, Elio Nicola Ostellino, consulente esterno di Assoelettrica, e Nicola Farina, commercialista di fiducia del gruppo Scotti con studio a Milano.

Profitti illeciti A carico degli indagati, tra cui figurano a piede libero altri funzionari pubblici e soggetti privati, il gip ha disposto il sequestro preventivo di somme di denaro e altre utilità, per un valore equivalente ai profitti illeciti, stimati in circa 17 milioni.

A livello territoriale l’attività investigativa è stata sviluppata dal nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale di Pavia del corpo forestale dello Stato in collaborazione con i colleghi della direzione centrale anticrimine della polizia di Roma, con il coordinamento dei pm di Pavia Roberto Valli e Paolo Mazza applicati per questo procedimento alla Dda di Milano.

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