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Pd, dopo la Liguria stallo sulle primarie campane

I tormenti democratici, dopo le dimissioni di Sergio Cofferati, si concentrano ora sulla scelta del candidato da opporre a Stefano Caldoro

Pd, dopo la Liguria stallo sulle primarie campane

Le ceneri polemiche delle primarie liguri faticano ancora a spegnersi. Le dimissioni di Sergio Cofferati - che se ne va dal Pd sbattendo la porta per il silenzio del partito di fronte alle tante anomalie nelle votazioni - lasciano il segno e spalancano la porta a mille dubbi e interrogativi in vista di un altro passaggio delicato: quello delle primarie campane. La selezione del candidato per le Regionali sta diventando un tormentone senza fine, una sfida senza esclusione di colpi, ricca di tensioni, fibrillazioni e indecisioni. Il partito di Matteo Renzi deve scegliere il candidato a cui affidarsi per contrastare il presidente uscente, pronto a ripresentarsi, Stefano Caldoro. Le primarie, già convocate per domenica 11 gennaio, sono state rinviate al primo febbraio. Ma anche su questa seconda data si addensano molte nebbie, visto che l'inner circle renziano è indeciso sul da farsi e ha adombrato la possibilità di rinviarle ancora. La giustificazione ufficiale potrebbe essere quella della coincidenza con le votazioni a Roma per il presidente della Repubblica. In realtà la tentazione di proporre un candidato dall'alto esiste eccome.

I candidati in campo per le primarie sono Enzo De Luca, sindaco di Salerno, l'europarlamentare Andrea Cozzolino e come terzo incomodo la senatrice Angelica Saggese. Nel partito, però, esiste un'ampia corrente di pensiero che spinge per far saltare la consultazione pubblica e individuare un candidato che rappresenti l'intera coalizione. Il nome su cui si concentra l'attenzione è quello di Gennaro Migliore, con tanto di raccolta firme tra i membri dell'assemblea regionale allo scopo di rovesciare il tavolo e annullare le primarie. Migliore, però, oggi ha dato un segnale dicendosi disponibile a scendere nell'arena e gareggiare nelle primarie. Tanto più che pare non ci siano i numeri in assemblea regionale per far passare la sua candidatura senza ricorso alla consultazione pubblica e il Pd tutto vuole in questo momento meno che inoltrarsi nelle sabbie mobili di una conta interna.

L'ultima mossa spetta al segretario e premier, Matteo Renzi, e al suo vice Lorenzo Guerini. Nel frattempo si cerca di restringere il perimetro delle anomalie possibili con vincolanti prescrizioni per chi vorrà accedere ai seggi: voto per gli iscritti gratuito, 2 euro per i non iscritti; potranno votare gli extracomunitari che vivono da almeno cinque anni nei nostri territori e sono in possesso di una carta di soggiorno presentandola al circolo di appartenenza al massimo una settimana prima del voto per consentire di avere un registro degli extracomunitari che voteranno alle primarie; i giovani tra i sedici e i diciotto anni devono pre-iscriversi sempre presso i circoli di appartenenza. Prescrizioni rigide e vincolanti mirate a disinnescare il rischio di brogli e di compravendita dei voti. Il nodo, però, deve ancora essere sciolto. Sindaci, amministratori locali, dirigenti, militanti del Pd locale spingono per non creare una anomalia e a credere «in una Campania normale, serena, libera e autonoma» e non «tradire gli ideali sui quali il Pd è nato». A Roma, però, si teme che possa andare in scena una replica del caso Liguria.

Un film dell'orrore che nessuno vuole di nuovo proiettare sugli schermi della pubblica opinione.

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