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Pd: "Premier accetti sentenza". Idv: "Si dimetta"

L'opposizione non fa passare molto dalla decisione di bocciare il lodo Alfano. Bersani: "Il premier accetti la sentenza e vada avanti nel suo mestiere". E Di Pietro: "Ora deve dimettersi". Casini più morbido: "Non è il giudizio universale"

Pd: "Premier accetti sentenza". Idv: "Si dimetta"

Roma - L'opposizione non fa passare molto dalla decisione di bocciare il lodo Alfano. Così, mentre il Partito democratico invita il premier ad "accettare la sentenza e andare avanti nel suo mestiere". Più dure il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che ha invece chiesto le dimissioni di Berlusconi. Ma a raffreddare gli animi ci pensa il numero uno dell'Udc, Pier Ferdinando Casini: "Non è il giudizio universale. Il governo vada avanti".

Il Pd: "Berlusconi vada avanti" "Questa sentenza mette un punto fermo: Berlusconi è un cittadino come gli altri ed è tenuto a sottoporsi a giudizio". Pierluigi Bersani ha letto in termini estremamente lineari il verdetto della Consulta e si è augurato che "ci sia rispetto da parte di tutti delle decisioni della Corte, con toni adeguati e rispettosi perchè stiamo parlando di un presidio della democrazia". Bersani ha, infatti, sottolineato un aspetto essenziale: "Berlusconi è un cittadino che si deve sottoporre a sentenza, non vedo altro". Per questo stesso motivo, Bersani ha respinto ogni drammatizzazione del verdetto della Consulta: "Berlusconi continui a fare il suo mestiere rispettando la sentenza, si concentri suo problemi del Paese. Si tratta di stabilire un percorso rispettando il giudizio della Corte". Anche secondo il numero uno del Pd, Dario Franceschini, la Consulta ha "ristabilito il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge". "Il supremo organo di garanzia del nostro ordinamento, la Corte Costituzionale - ha detto Franceschini - ha semplicemente ristabilito il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge".

Di Pietro: "Berlusconi si dimetta" "Oggi è come se l’Italia avesse vinto i Mondiali di calcio". Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha commentato duramente la sentenza tornando ad attaccare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Allora rimanemmo stupiti che il capo dello Stato, non solo firmò il Lodo, ma dichiarò che lo faceva non per dovere, ma perché lo riteneva del tutto costituzionale". "Spero che da oggi, alla luce della decisione della Consulta - ha, poi, concluso l'ex pm - il presidente del Consiglio la smetta di fare leggi a proprio uso e consumo, si dimetta dall'incarico e vada a fare quello che da 15 anni si ostina a non voler fare: l'imputato. E spero che il Presidente della Repubblica, d`ora in poi, non sia così frettoloso nel firmare provvedimenti incostituzionali e immorali".

Casini: "Non è il giudizio universale" "In questo paese c’è una scarsa attitudine a non rispettare la legge e le sentenze: la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale va rispettata" ma "non è il giudizio universale". Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha cercato di stemperare gli animi spiegando che "il governo è legittimato dagli elettori". Da qui l'invito del numero uno centrista: "Berlusconi vada avanti e pensi ai problemi degli italiani che vengono prima di quelli di Berlusconi".

Scontro su Napolitano Sono "inaccettabili" le parole del premier Berlusconi contro il presidente Napolitano e contro la Corte Costituzionale. Così i capigruppo del Pd alla Camera e al Senato, Antonello Soro e Anna Finocchiaro, hanno sintetizzato l’esito della riunione della segreteria allargata ai rappresentanti delle mozioni. Il Pd difende la Corte e la sentenza che "non è politica", nonché il capo dello Stato, e sottolinea che dal pronunciamento della Consulta non derivano le dimissioni del governo, che devono avvenire in Parlamento su questioni politiche.

D'Alema: "Riparato il vulnus" Secondo il Pd Massimo D'Alema, "tutti devono prendere atto della sentenza della Corte costituzionale e che si debba reagire con molta serenità". D’Alema ha, infatti, auspicato che "nessuno perda la lucidità. Ho visto dichiarazioni abbastanza preoccupanti". Secondo l’ex premier "la sentenza ripara un vulnus evidente della legge rispetto al principio di uguaglianza dei cittadini e rispetto alle procedure di una norma che ha carattere costituzionale". Quanto alle conseguenze sulla tenuta del Governo, D’Alema ha, poi, osservato: "Credo sia sbagliato, da una parte e dall’altra, trarre conseguenze politiche. La sentenza ristabilisce un equilibrio e una appropriatezza nella legislazione e come tale va giudicata da tutti. In un sistema democratico i governi cadono se manca la maggioranza, non per la sentenza di una Corte che però va rispettata e non contestata con i cortei".

Fassino: "Basta con la teoria del complotto" Il Pd Piero Fassino si è subito augurato che "in Berlusconi e nella maggioranza di destra si accantoni definitivamente la teoria del complotto e prevalga la consapevolezza che le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano". "D’altra parte - ha spiegato Fassino - Berlusconi ha tutta la possibilità di far valere le proprie ragioni in tribunale senza sottrarsi al rispetto di leggi che, come ha ribadito la Consulta, devono essere uguali per tutti i cittadini".

Sinistra radicale vuole le dimissioni Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Cesare Salvi, in una dichiarazione congiunta a nome della Federazione della Sinistra (Prc-Pdci-Socialismo 2000) chiedono che "il Berlusconi si dimetta e si vada subito ad elezioni anticipate". "Adesso Berlusconi, il corruttore dell’avvocato Mills - hanno poi proseguito - si dimetta e si vada subito a nuove elezioni anticpiate.

Rispetto alle quali proponiamo a tutte le forze democratiche di dare vita a una brevissima legislatura di garanzia costituzionale che approvi la legge sul conflitto d’interessi, cancelli le misure sulla giustizia approvate dal governo Berlusconi e vari una legge elettorale proporzionale che superi l’attuale 'legge truffa', legge che regala a un Berlusconi e a un centrodestra minoritari nel Paese la maggioranza dei parlamentari".

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