Politica

Pd allo scontro per un partito dimezzato

Sfida per la leadership fra Franceschini e Bersani. Con l’incognita di un nuovo candidato e il rischio scissione subito dopo il congresso

Molti benpensanti del Pd sono terrorizzati da quello che può accadere in vista del congresso. Forse una rissa generalizzata, sicuramente un confronto molto duro. I due candidati principali, Dario Franceschini e Pierluigi Bersani, ostentano rispetto reciproco ma le artiglierie sono già state caricate, e non a salve. I sostenitori di Bersani temono l’accusa di rappresentare il «vecchio» e soprattutto di essere raccontati come i nostalgici del socialismo. I seguaci di Franceschini temono l’abbraccio mortale dei veltroniani, pronti alla battaglia totale. Sullo sfondo l’antica contesa fra ex diessini e ex popolari, appena smussata da alcuni passaggi di campo significativi, Piero Fassino e Sergio Cofferati con Franceschini, Enrico Letta e Rosi Bindi con Bersani, che possono rimescolare le carte. Se sarà una guerra, alcuni perdenti potranno lasciare il partito. Per questo molti sperano nella terza candidatura che mescoli le carte.
Ma per descrivere gli scenari futuri è bene partire dai rapporti di forza in campo. Questi sono giorni decisivi perché si sta chiudendo il tesseramento e la corsa all’iscrizione di massa pervade i due schieramenti, anche se molti diessini temono l’eccessiva maestria degli ex popolari che già si è manifestata nell’ultimo congresso della Margherita quando quel partito si presentò alla conta con i Ds avendo moltiplicato i propri aderenti. La mappa regione per regione ci può dire chi può prevalere anche se, come vedremo, in alcune realtà cresce la tentazione di individuare un uomo nuovo che spinga sia Franceschini sia Bersani al ritiro ovvero scompigli i giochi.
Al Sud la partita è già nelle mani di Bersani. In Puglia l’accoppiata Massimo D’Alema-Michele Emiliano non dovrebbe dare sorprese. Con Bersani si schiererà anche Francesco Boccia in rappresentanza dei lettiani. Trovare qui un veltroniano è arduo e anche gli ex popolari difficilmente ostacoleranno il trionfo dell’ex ministro. Stesso scenario in Basilicata. La Calabria è un’altra regione a forte dominanza dalemiana. Il mariniano Oliverio Nicodemo, che fa parte di Red l’associazione fondata dall’ex premier, voterà anche lui per Bersani. La Campania porta molti voti elettorali al congresso e si schiererà per Bersani. Sono per lui sia la folta pattuglia dalemiana sia i bassoliniani. Incerta è la posizione del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, di cui diremo più avanti. L’Abruzzo è a metà fra dalemiani e mariniani, ma è difficile che dopo il colpo preso dall’ex sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, riesca a prevalere Franceschini. Il segretario dell’Aquila, Michele Fina, scriverà una mozione in cui dirà che il Pd è terremotato come la sua città e chiederà un candidato diverso. Tutto il Sud, comunque, andrebbe a Bersani. Più incerta la partita nelle isole. In Sicilia gli ex popolari possono fare quadrato. Con Franceschini si può schierare tutto quel mondo che dice di rappresentare la «società civile» con alla testa Rita Borsellino. Incerta la posizione di Enzo Bianco. In Sardegna c’è una forte presenza di fassiniani che con Antonello Cabras potrebbero sostenere Franceschini. L’ex presidente della Regione Renato Soru lavorerà per il terzo candidato.
Al Centro non c’è partita fra bersaniani e franceschiniani in Emilia e Romagna oltre che in Umbria e Toscana. Il nuovo sindaco di Firenze Matteo Renzi starà alla finestra, in attesa del terzo «uomo» (o donna) perché difficilmente appoggerà quello che definì il «vice disastro». Le Marche si schiereranno per Bersani grazie all’alleanza fra dalemiani e seguaci di Enrico Letta che in questa regione gode di molti consensi. Nel Lazio la partita è aperta. I veltroniani sono stati convocati per il 2 luglio da Veltroni, ma Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini non sosteranno l’attuale segretario.
Le vere incognite verranno dal Nord. In Piemonte Fassino farà valere la propria forza e porterà consensi all’attuale segretario. Cofferati e Roberta Pinotti lavoreranno in Liguria per Franceschini in un partito in cui la componente dalemiana mantiene una sua forza. Incerta la Lombardia dove conterà molto lo schieramento di Filippo Penati che in molti già danno per acquisito allo schieramento bersaniano. Stessa incognita in Veneto dove il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, invoca un radicale cambio della guardia.
Dalle regioni del Nord può venire un forte impulso per il terzo candidato. Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, ha già fatto sapere che se il congresso si trasformerà in uno scontro fra D’Alema e Walter Veltroni lui si chiamerà fuori. Difficilmente si sottrarrà, invece, allo scenario del candidato alternativo agli altri due. Il suo è un nome spendibile per questa ipotesi. Anche Cacciari potrebbe spingere in questa direzione. I quarantenni si divideranno ma difficilmente resisteranno alla suggestione di una terza candidatura nella speranza che tocchi a uno di loro. Se al Sud prevarrà Bersani, nelle isole Franceschini, al Centro, tranne il Lazio, ancora Bersani, sarà il Nord il laboratorio da cui potrebbe sortire l’ipotesi del nome nuovo. Al Sud questa suggestione sarà probabilmente raccolta da Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, un tempo dalemiano ed è già stata raccolta, come abbiamo detto, dal segretario dell’Aquila, Michele Fina.
Se guardiamo alla mappa delle componenti interne possiamo scoprire che la gran parte degli ex ds, tranne Fassino e Cofferati sono con Bersani, mentre la gran parte degli ex popolari, con Franco Marini in stand by, sono con Franceschini. Restano i prodiani e i veltroniani. I prodiani dovrebbero sostenere Bersani in quanto non permetteranno mai la replica del Lingotto. Con Bersani anche Rosi Bindi. Solo Arturo Parisi si lascia aperta la strada per una candidatura propria largamente minoritaria. I veltroniani di più rigida scuola si spenderanno per Franceschini. Dopo il congresso che succederà? Chi pensa che i perdenti se ne andranno non è lontano dal vero. Sicuramente non resteranno i pasdaran veltroniani in caso di vittoria della coppia D’Alema-Bersani. Alcuni boatos dicono che sia questo anche lo stato d’animo di Walter deciso a non convivere con il trionfo dell’antico nemico. In marcia verso Di Pietro Furio Colombo. In bilico la componente rutelliana che non ha ancora scelto fra Bersani e Franceschini, anche se una gran parte dei luogotenenti di Francesco Rutelli preferisce l’ex dc. La gara è appena cominciata.

Chi vincerà potrà trovarsi con un partito dimezzato.

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