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Il Pdl contro il leader Fli: "Un dipietrista aggiunto, non è più super partes"

Dopo il discorso di Fini, il Pdl insorge: "C'è una ferita istituzionale, non può avere un doppio ruolo". E la Santanchè: "Il leader Fli si sottoponga alla fiducia delle Camere"

Il Pdl contro il leader Fli: 
"Un dipietrista aggiunto, 
non è più super partes"

Roma - "Un dipietrista aggiunto". Il Pdl non ha dubbi sul valore del discorso tenuto dal presidente della Camera Gianfranco Fini all'Assemblea costituente di Futuro e Libertà. La maggioranza torna, infatti, a denunciare la "ferita istituzionale" che si è venuta a creare nel momento in cui il presidente della Camera è diventato anche il leader di uno dei partiti dell'opposizione. Da qui la denuncia del Pdl a Fini, reo di non ricoprire più il proprio incarico in maniera super partes.

Capezzone stronca Fini Capezzone critica apertamente il discorso di Fini: "Toni e contenuti dell’intervento di Gianfranco Fini fanno di lui un dipietrista aggiunto, oltre che un altoparlante delle procure". "Quanto a quella che ha definito la sua 'proposta' a Berlusconi, si tratta di un’ipotesi ridicola - assicura Capezzone - è Fini che deve dimettersi, non altri, e per due ragioni. Primo: è lui che ha tradito la volontà popolare, tentando la strada fallimentare del ribaltone". In secondo luogo, sottolinea il portavoce del Pdl, "è lui che abusa del suo incarico, con la terza carica dello Stato trasformata in uno sgabello per i suoi comizi di parte". "Non si capisce -conclude Capezzone - con quale faccia e con quale coraggio possa raccontare agli italiani di poter ricoprire un incarico super partes".

La "ferita istituzionale" Secondo il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, "un presidente della Camera in prima fila nello scontro politico col presidente del Consiglio conferma che in questo nodo, insieme all’invasione di campo della Procura di Milano, c’è la ferita istituzionale fondamentale non risolvibile certamente con la paradossale sfida alle duplici dimissioni". "Sul terreno politico il Fli è un coacervo di coontraddizioni - aggiunge Cicchitto - il suo gruppo dirigente riparla in questo congresso di 'destra moderna' e nel contempo si è collocato nel Terzo Polo centrista guidato da Casini". Oggi, addirittura, oscilla fra questa ipotesi terzoforzista e quella di entrare in un fronte popolare da Vendola, al Pd, all’Udc forse a Di Pietro. "E' esattamente la negazione di ogni ruolo e funzione di una forza politica di centrodestra, e che anzi si risolve nella contrapposizione radicale con l’unico centrodestra esistente: quello che si riconosce in Berlusconi ed è formato dal Pdl e dalla Lega - conclude Cicchitto - in effetti fin dalla sua nascita, il Fli ha contemporaneamente un drammatico problema di governance e un problema di collocazione politica che conferma la natura fragile e occasionale del suo impianto".

I capigruppo del Pdl: stop al doppio ruolo "Nulla può mettere in discussione il principio secondo il quale solo il venir meno della maggioranza parlamentare rende possibile e anzi doveroso che la sovranità popolare torni ad esprimersi. Per questo sottolineiamo l’esigenza che il rispetto delle istituzioni richieda a ognuno di fare la propria parte, evitando anche la confusione tra ruoli istituzionali di garanzia e ruoli di partito, in una situazione nella quale il presidente della Camera si trova a svolgere il doppio ruolo di alta carica istituzionale e leader di un partito da lui stesso fondato". Lo scrivono in una nota Fabrizio Cicchitto, Massimo Corsaro, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, vertici dei gruppi del PdL di Camera e Senato. Secondo i capigruppo questo doppio ruolo "non lo indirizza certo verso la sobrietà di toni e comportamenti opportunamente richiamata dal presidente della Repubblica, fino al punto di reiterare lo spettacolo inaudito di un presidente della Camera che chiede le dimissioni del presidente del Consiglio".

La fiducia della Camera Dura la replica del segretario Daniela Santanché: "Se il presidente della Camera vuol essere credibile deve prima riconoscere che Berlusconi si è già sottoposto, e più di una volta, al voto del Parlamento ottenendo sempre la fiducia dell’Aula". Da qui l'invito: "Fini faccia lo stesso, acconsenta a far votare, anche se non è previsto, la mozione presentata dai parlamentari del Pdl e della Lega e così si saprà se gode della fiducia della Camera che presiede e dei parlamentari che lo hanno votato o se, invece, a differenza di Berlusconi non ha più il sostegno della maggioranza parlamentari". "Solo così - spiega - si può giocare ad armi pari e senza trucchi o giochetti, perchè troppe volte Fini ha trovato scuse per non dimettersi. Ma se accetta questa proposta - conclude la Santanchè - sarà la prova che è disposto ad un confronto vero".

Mottola: "La più grave anomalia" "Fini è diventato la più grave e preoccupante anomalia della democrazia italiana», ha detto il deputato Pdl Giovanni Mottola che aggiunge: "Non è ovviamente più in grado di poter fare il presidente super partes della Camera. Non è nelle condizioni di poter dare lezioni di moralismo a chi che sia. Non si sa più nemmeno chi e cosa rappresenti. È lui il vero responsabile del rallentamento dei lavori parlamentari. È ora che si cominci a fare un pò di chiarezza, cominciando dalle dimissioni di Fini da presidente della Camera".

Butti: "intervenga Napolitano" "Un Presidente della Camera leader di un partito è un’anomalia non più tollerabile. Anche perchè ormai non passa giorno senza che Fini pretenda pure di dare lezioni di moralità, nonostante gli scandali di famiglia che ancora non ha chiarito", ha detto il senatore del Pdl Alessio Butti. "Ci auguriamo che il capo dello Stato, da sempre garante delle regole, faccia sentire la sua voce e inviti il Presidente della Camera a fare finalmente una scelta di civiltà istituzionale.

Rassegnando le dimissioni e lasciando l’incarico che senza il premier Berlusconi non avrebbe mai avuto".

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