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Il Pdl mette le carte in tavola: "Mai avuto un conto estero"

Alfano smentisce la stampa di sinistra: i quasi 4 milioni ricevuti nel 2010 da Alleanza nazionale vennero restituiti con un bonifico in Italia

Il Pdl mette le carte in tavola: "Mai avuto un conto estero"

Roma - Bonifici dall’estero? Mai effettuati. Ieri il Fatto quotidiano, a proposito della querelle sui soldi della disciolta Alleanza nazionale, ha scritto che tra le anomalie contabili e le stranezze c’è anche uno strano prestito. Più precisamente «quasi 4 milioni» di euro, dati «senza fiatare» al Pdl nel 2010 «e poi restituiti mesi dopo con una sorpresa. Il versamento di ritorno del partito di Silvio Berlusconi proveniva da un conto estero». Ma il dettaglio del trasferimento da estero secondo il Pdl non è fondato. Così il partito guidato da Alfano replica con un comunicato stampa, e spiega di non aver «mai avuto» conti oltreconfine, e di aver ricevuto quei soldi «per le spese delle elezioni regionali del 2010». La somma non era a fondo perduto. Come spiegato anche dal Fatto, quei soldi sono stati restituiti ad An con «bonifico bancario sul conto intrattenuto dal Pdl presso l’agenzia 84 di Roma del Monte dei Paschi di Siena, con beneficiario il conto corrente di An presso la Bnl, agenzia del Senato». La «restituzione» è provata dalla copia bonifico, datato 6 agosto 2010. Un po’ in ritardo, a dirla tutta, rispetto alla dichiarazione congiunta che certificava il passaggio dei soldi da An al Pdl il 10 giugno dello stesso anno, e che stabiliva che la somma sarebbe stata restituita «il 31 luglio, come da patti stipulati il 10 febbraio 2010». Ma delle banche estere «annunciate» dal Fatto non c’è nemmeno l’ombra.
Interessante, invece, un dettaglio che emerge proprio dalle dichiarazioni congiunte relative al «prestito», previste dalla legge sul finanziamento ai partiti e allegate al comunicato stampa. Entrambe, sia quella dell’erogazione che quella della restituzione, sono sottoscritte da Crimi e Bianconi per il Pdl, e - per An - da Francesco Pontone. Proprio lo «storico» tesoriere di An, a lungo fedelissimo di Fini, costretto a dimettersi solo al culmine dello scandalo della casa di Montecarlo, venduta alla Printemps con un atto firmato proprio da Pontone, da qualche tempo fuoriuscito dal Fli e rientrato nel Pdl. Di certo alla data del bonifico, agosto 2010, così come a quella della dichiarazione alla Camera, 28 ottobre, Pontone era di provata fede finiana. Appena due giorni prima di quest’ultima data, il 26 ottobre, il senatore infatti esultava alla notizia della richiesta di archiviazione dei pm romani per l’affaire immobiliare nel Principato: «Era un’azione sballata contro Fini e me. Continueremo la nostra battaglia politica contro quelli che speravano o si illudevano di poter bloccare l’azione del presidente della Camera».
Ma se davvero in quel prestito c’era qualcosa di losco, se era un tentativo dei colonnelli di An passati al Pdl di svuotare le casse dell’ex partito, possibile che Pontone e Fini, in quel momento in guerra aperta con gli ex alleati, non abbiano colto l’attimo e denunciato subito tutto, pur avendo il tesoriere controfirmato quell’atto? Molto rumore per nulla, dunque? Così parrebbe, anche a leggere le ultime dichiarazioni di Italo Bocchino.

Ieri il capogruppo del Fli, non esattamente una colomba, ha ridimensionato il caso, smentendo l’esistenza di un malloppo: «È una vicenda dolorosa e triste - ha spiegato - ma è un fatto interno: nessuno ha sottratto un euro».
GMC-MMO

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