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Il Pdl: "Spatuzza e Ciancimino usati come spot"

Cicchitto attacca dopo lo show in aula del figlio dell'ex sindaco di Palermo. "C'è una campagna elettorale e qualcuno ha imbarazzo per l’azione antimafia del governo. Che la politica si faccia così evidenzia la gravità della situazione"

Il Pdl: "Spatuzza e Ciancimino usati come spot"

Roma - Non si placano le polemiche dopo lo show di Ciancimino jr, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo, in tribunale al processo Mori, che parlato di legami tra nascita di Forza Italia e mafia e che oggi verrà interrogato dai pm di Catania. "A questo punto, da Spatuzza a Ciancimino Jr, è evidente che siamo di fronte ad un clamoroso uso politico della giustizia, prima per influire sulla vicenda politica (Spatuzza) adesso per far aprire le pagine dei giornali su Forza Italia-mafia (Ciancimino) in contemporanea con l’inizio della campagna elettorale". Va all'attacco, Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. Mentre il segretario del Pd si limita a un: "Lasciamo lavorare i magistrati".

"Una fonte insospettabile, un giustizialista come Arlacchi, ha detto tutto quello che doveva esser detto su questo Ciancimino che 'de relato' dal padre può dire tutto ciò che vuole, tanto il suo problema è evitare che gli inquirenti lo disturbino troppo sui soldi messi al sicuro all’estero - aggiunge Cicchitto -. Nell’immediato l’obiettivo da raggiungere è che per alcuni giorni i titoli dei giornali affermino che Forza Italia è stata tenuta a battesimo da Provenzano nel 1992 mentre era in corso la trattativa tra mafia e stato".

"Certo tutto ciò avveniva quando la crisi distruttiva della prima Repubblica era così in alto mare che ancora nella seconda metà del 1992 Berlusconi avrebbe chiesto a Segni e a Martinazzoli di scendere in campo - prosegue l’esponente del Pdl -. Nel frattempo, se non abbiamo capito male, più secondo Spatuzza che secondo Ciancimino, Berlusconi e Dell’Utri provvedevano anche a mettere un pò di bombe in giro per l’Italia". "Si dà il caso, però, che, stando ai tempi, a condurre la trattativa tra Stato e mafia avrebbero dovuto essere i ministri dell’Interno dell’epoca, cioè Rognoni e Mancino; se la cosa non è credibile per loro invece secondo alcuni lo sarebbe per Berlusconi che ancora doveva affacciarsi in politica - dice ancora Chicchitto-. Perlopiù, questi pentiti 'de relato' affermano che i loro padrini invocavano anche incontri con Violante che, all’epoca, in materia di un’eventuale trattativa tra la mafia e lo Stato, avrebbe potuto contare quanto e più di Rognoni e di Mancino".

Per il capogruppo del Pdl, "allora è evidente che Spatuzza e Ciancimino sono usati come degli spot. In effetti c’è una campagna elettorale aperta e per qualcuno il grande imbarazzo derivante dall’azione antimafia di questo governo. Qualcuno è accecato dalla faziosità politica. Qualcuno nella magistratura va troppo spesso ad Annozero e ha deciso che è venuto il momento di aprire qualche 6x3 televisivo contro Berlusconi. Che la politica in Italia si faccia in queste condizioni mette in evidenza la gravità della situazione".

Cicchitto conclude: "Per come sono regolamentati e gestiti questi pentiti dalla mente debole e dagli interessi assai precisi sono degli autentici kamikaze buttati in campo da chi li usa per raggiungere risultati devastanti. Qualora, poi, si volesse riandare indietro nel tempo e riesaminare i rapporti mafia-politica, compresi quelli per le cooperative rosse, i costruttori di Catania, la formazione dei consorzi raccomandiamo a tutti la lettura Ivan Cicconi: La storia del futuro di Tangentopoli".

Schifani: "Miccichè vigilò contro le infiltrazioni"  Il presidente del Senato Renato Schifani può testimoniare "il rigore, l’attenzione, la pervicacia con cui Gianfranco Miccichè ha operato, all’atto di nascita di Forza Italia, per evitare che nel nuovo partito vi fossero infiltrazioni mafiose". Conversando con i giornalisti alla buvette del Senato, durante una pausa dei lavori, Schifani ha ricordato di essere entrato in Forza Italia nel 1995 "e solo dal 1996 sono stato eletto parlamentare. In quegli anni - ha ricordato Schifani - ho lavorato a fianco di Miccichè, fondatore di Forza Italia in Sicilia.

Ricordo tra l’altro - ha aggiunto il presidente del Senato - lo scioglimento di alcuni club di Forza Italia disposto da Miccichè e la rigorosissima selezione delle candidature, a tutti i livelli".

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