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Pensioni, e adesso Bossi attacca Brunetta: "Gli ho detto: nano di Venezia, non rompere"

Il Senatùr svela di aver avuto qualche problema di coscienza. Ma rivendica di aver salvato le pensioni: "Non avevo alternativa". Poi attacca Brunetta: "Abbiamo litigato tutto il giorno. Gli ho detto: nano, non rompere" (GUARDA IL VIDEO) Sulle elezioni anticipate: "Spaventerebbero la gente"

Pensioni, e adesso Bossi attacca Brunetta: 
"Gli ho detto: nano di Venezia, non rompere"

Ponte di Legno - Nella preparazione della manovra, nella scelta tra tutelare le pensioni e gli enti locali, il leader leghista Umberto Bossi svela di aver avuto qualche problema di coscienza: "Salvi i poveracci che non riescono a mangiare o i Comuni che se la cavano?". Al comizio di Ferragosto a Ponte di Legno, il Senatur ha spiegato che il governo deve "salvare gli enti locali, ma non a costo di affamare i poveracci, perché l’economia si sviluppa dal basso". "Non avevo alternativa e mi sento la coscienza a posto - ha assicurato il ministro delle Riforme - agli enti locali ci penseremo dopo".

I meriti della Lega nella manovra Bossi ha, comunque, voluto rivendicare più volte alla Lega il merito di "aver salvato le pensioni". Un tema sul quale il ministro delle Riforme ha riferito che "abbiamo litigato tutto il giorno e per poco non passiamo alle vie di fatto", riferendosi in particolare ad una telefonata arrivata in Consiglio dei ministri al collega Renato Brunetta da parte di Bankitalia. "A Brunetta - ha spiegato da Ponte di Legno Bossi - ho detto 'Nano di Venezia, non rompere i coglioni'". Il leader della Lega si è detto dunque sollevato per aver evitato il taglio delle pensioni anche perché "a un certo punto ho pensato di non farcela". In futuro Bossi ha detto comunque di aspettarsi un nuovo round in materia: "Non mi faccio illusioni, Bankitalia, Bce ci chiederanno ancora di tagliare le pensioni e dovremo litigare sempre, ma la Lega non molla". Banca centrale europea alla quale comunque Bossi ha dato atto di essere "fondamentale, perché ci ha dato una mano comprando i nostri titoli di Stato".

Il ruolo della Bce nella manovra "La crisi che ha colpito il Paese è stato un segnale inequivocabile: è arrivata la fine dell’Italia, questa è la verità", ha continuato il leader della Lega Nord ricordando che "se Tremonti non vende i titoli di Stato non riesce a pagare pensioni e sanità". Insomma, è il ragionamento del Senatur, "siamo al dunque, bisognava fare un pò di tagli altrimenti l’Europa stavolta ci uccideva". "Nessuno voleva fare i tagli - ha ricordato Bossi - e per noi è stato meglio scegliere a favore dei poveri, che possono andare avanti nella battaglia per l’obiettivo finale: la Padania libera. Noi non ce la facciamo più". La proposta del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, di tendere all’azzeramento dei tagli agli enti locali nella manovra sembra "giusta" al Senatur che però ha avvertito di non "attirare le ire della Bce, che ci deve comprare ancora i titoli di Stato". Bossi ha anche ricordato che per gli enti locali "è stato anticipato il federalismo fiscale".

I problemi interni alla Lega "C’è anche gente nostra che ragiona come i terroni, che pensano che lo Stato debba dare qualcosa - ha tuonato Bossi - ma lo Stato non ci deve dare niente, è sufficiente che ci dia la libertà e poi ce la facciamo con le nostre capacità". Il leader della Lega Nord ha stroncato duramente certi malumori di esponenti del partito nei confronti della manovra appena approvata. Bossi ha, infatti, voluto sottolineare che "l’assistenzialismo è una rovina sempre, non va bene né al nord nè al sud". Ad ogni modo, il Senatur ha assicurato: "Avrete una grande sorpresa tra poco, il Tfr in busta paga che permetterà anche di raddoppiare gli stipendi, l’ha pensato Tremonti".

Bossi: elezioni anticipate spaventerebbero la gente "Non stiamo pensando a quelle cose lì, se dicessi qualcosa per 15 giorni tutti parlerebbero di elezioni e spaventerebbero la gente". Umberto Bossi, conversando coi giornalisti all’Hotel Mirella a Ponte di Legno, è tornato ad escludere così l’ipotesi di elezioni anticipate. Incalzato sul tema, il segretario della Lega Nord si è limitato a concedere che "noi andiamo alle elezioni quando gli alleati sono d’accordo", facendo indirettamente riferimento alle parole del premier Silvio Berlusconi che ha assicurato il traguardo naturale del 2013. Quanto ad un eventuale allargamento della maggioranza, magari all’Udc di Pier Ferdinando Casini, Bossi è stato vago. "Non so niente - ha risposto - comunque io non traffico mai né con l’uno né con l’altro.

L’altra volta la presenza di Casini, Buttiglione e Follini è stata disastrosa". 

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