L'articolo della domenica

Perché ogni uomo deve scoprire la sua missione

Io credo ci sia, nella nostra vita, una misteriosa coerenza, un filo conduttore, una trama, che qualcuno chiama vocazione, o chiamata, o addi­rittura destino

Io credo ci sia, nella nostra vita, una misteriosa coerenza, un filo conduttore, una trama, che qualcuno chiama vocazione, o chiamata, o addi­rittura destino. Che dobbiamo saper riconosce­re e che dobbiamo avere il coraggio di non tradire se vogliamo restare noi stessi e fare qualcosa che vale. Quando ce ne allontaniamo troppo nasce in noi un senso di disagio e di inquietudine. Men­tre, quando la ritroviamo sentiamo di essere nel giusto,ritroviamo l’energia che avevamo perdu­ta e la gioia di vivere che ci aveva abbandonato Tutti, per vivere,dobbiamo avere una fede. Tut­ti, per vivere, dobbiamo avere una missione. Non importa se umile o elevata, se eroica o quotidia­na. Avere una fede e una missione vuol dire esse­­re inseriti nel fiume della vita, sentirsi parte di es­sa, con un senso, una meta. Vuol dire sentire di avere un compito utile nel mondo. Seguire la pro­pria missione è come percorrere la strada che ci porta a casa. Ma possiamo perderla. Per ritrovar­la dobbiamo ascoltare i segnali. A volte è l’incon­tro con alcune persone, a volte un amore, a volte un nuovo lavoro, a volte sentirci fra amici, a volte un presagio. Lo dice molto bene Andersen nel ce­lebre racconto in cui il brutto anatroccolo vede i maestosi cigni. Lui non sa di essere un cigno ma, osservandoli, percepisce oscuramente la sua na­tura e il suo destino. Tutti coloro che hanno realizzato qualcosa di grande sono stati fedeli a questo loro compito con fermezza resistendo alla sofferenza e all'in­comprensione. Dante è vissuto in esilio, Galileo è stato imprigionato. Vico ignorato, Machiavelli ha lottato contro la solitudine, Nietzsche contro la pazzia, Freud contro la derisione, Steve Jobs contro la morte. E più mi guardo attorno,più mi accorgo che c’è sempre, in ogni essere umano, qualcosa di nobi­­le, di eroico e di ammirevole. Nella madre che la­vora e cura la casa e i suoi figli, nell’uomo che fa bene il suo mestiere per pochi soldi, nella guar­dia giurata che passa la notte al freddo. Ma soprat­tutto nell’adattarci al continuo cambiare del mondo che modifica il nostro ambiente sociale, con nuovi costumi, nuovi valori, nuove leggi. E spesso non ci serve più l'esperienza che abbiamo accumulato, non possiamo più contare sugli ami­ci di un tempo.

Per questo dobbiamo sempre ri­trovare il filo nascosto della nostra vocazione, del­la nostra missione, della nostra dignità, ricomin­ciando daccapo come fosse il primo giorno.

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