Cultura e Spettacoli

Perdersi a Taormina: la summa della Sicilia che però non è Sicilia

Tra i misteri della Sicilia, luogo sopra ogni altro, e perpetuamente misterioso, c’è Taormina. Taormina è caduta dal cielo scendendo sulla Sicilia. E invece di contaminarsi, l’ha innalzata. Tutto quello che vale per ogni altra città, anche vicina, per Catania, per Acireale, o per Trapani, o per Palermo, non vale per Taormina. Il nome della Sicilia si lega, come una maledizione, a quello della mafia. Ma Taormina resta indenne, come se fosse altrove. Come se non fosse sfiorata dal male. Quello che per Salemi è stato un motto, smentito dai fatti, è la condizione naturale e ideale di Taormina. Libera et immunis. Si pensa a Taormina come si pensa a Montecarlo, circondata dalla Francia senza essere francese. Taormina è in Sicilia ma non è in Sicilia.
Si sale, e si arriva in un altro mondo, dove tutto funziona e in cui non vi è povertà, disagio, disoccupazione. Tutto il mondo cammina per Taormina in una condizione di felicità, senza peccato. Taormina vendica, ponendosi oltre confine, qualunque realtà di Sicilia umiliata, mortificata. La sua bellezza è definitiva, insolente. Nessuna città, in Italia, in Europa, nel mondo ha la stessa indomita alterigia. Non è soltanto bellezza, la sua, è pienezza di vita, dolcezza, felicità. Chi arriva a Taormina malinconico, ritrova l’umore. Chi infelice d’amore ritorna innamorato. Chi, convinto di morire, immortale. Perché Taormina è abitata dagli Dei e illude i mortali, temporaneamente, di essere come loro. A chi, leghista o denigratore, lamentava il turismo sciatto della Sicilia per la mancanza di buoni alberghi, Taormina oppone almeno due paradisi: il Timeo e il San Domenico, sospesi tra terra e cielo. Affacciandosi dai giardini e dalle terrazze, il mare sembra dipinto per una scenografia di Cosi fan tutte di Mozart. Come d’altra parte, poco lontano da quelle terrazze, era stato incorniciato dalle scenografie del teatro greco-romano. Ma non solo: chi si ponga al sommo della cavea guardando davanti a sé, oltre la scena con gli archi e le colonne, vedrà non solo il mare e il golfo, ma anche la montagna, l’alta cima dell’Etna, nevoso e fumoso, in un’armonia che non poteva uscire se non da un pensiero di Dio.
La perfezione di Taormina deriva dalla convivenza di due condizioni generalmente opposte, il sublime e il pittoresco: sublime è la vertigine da Castelmola al mare, seguendo l’itinerario, guidato e libero insieme, dei falconi reali; sublime è la natura che sostiene Taormina come un Olimpo, e da ogni punto favorisce vedute memorabili, verso orizzonti invisibili. Usciti dall’ampio respiro del Teatro Greco, si scende verso Palazzo Corvaja. In pochi passi si percorrono più di mille anni: dopo i Greci e i Romani, gli Arabi. Con loro, in forma di torre, inizia il Palazzo: Al Ka’bah, il dado che, secondo Maometto, corrisponde al primo tempio innalzato alla Mecca da Abramo a Dio. E poi il Medioevo, con la bella scala nel cortile; e il ’400, quando Palazzo Corvaja diventa sede del Parlamento Siciliano. Nella definitiva convinzione della sua bellezza Taormina si è evoluta come Venezia; e nei tempi in cui le macchine hanno prevalso sull’ uomo, Taormina si è evoluta senza automobili, riabilitando i rapporti tra le persone, gli incontri occasionali e quelli inevitabili con il libero spirito di una comunità laica dove, in tempi per loro difficili anche a Parigi o a Monaco di Baviera, potevano essere felici il barone Von Gloeden e lo scrittore Roger de Peyrefitte, liberi come pagani, in luogo e in un tempo mitici. In un certo senso, il primo ad avvertire la natura divina di Taormina fu Von Gloeden che, senza volerlo, ne definì le caratteristiche turistiche. Non il folclore, ma la natura abitata da ragazzi fuori del tempo, gli stessi che vediamo nei dipinti di Caravaggio, sotto specie di Bacchi o di Santi Giovannini. Antichi e nuovi Dei, comunque senza tempo, in un mondo senza pregiudizi, dove la felicità è seguire il proprio istinto. Questa condizione, da più di cento anni elevata a coscienza, non è mutata, né poteva mutare nel tempo, e rappresenta oggi l’unicità di Taormina. Dei continuano a essere e sono coloro che hanno il privilegio di abitarvi. Dei credono di essere, e temporaneamente diventano, coloro che hanno la fortuna di visitarla.

E se ne allontaneranno con la nostalgia di ritornarvi.

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