Pesci pronti o le canne per pescare

di Giannino della Frattina

Ma guarda un po'. Chi l'avrebbe mai detto che a dare a chiunque vitto, alloggio, vestiti e pure beni di prima necessità, Milano si sarebbe trasformata nella casa di tutti gli irregolari approdati in Europa. E non la spaccino come misericordia e umana compassione per gente in fuga dalle guerre, perché questi non sono tutti profughi. E alla faccia di qualunque buonismo, la Francia difende con i manganelli la frontiera di Ventimiglia e la Svizzera riporta a Como chi scavalca il confine. E a quel punto dove vanno i respinti? Ma a Milano, da dove si è sparsa la voce che per chi arriva c'è chi provvede a tutto il necessario. Un albergo o magari una tenda, come ha promesso ieri il sindaco Sala. Peccato che quando la misura è colma, il vaso trabocca. E a Milano è traboccato ancor prima del record di domenica all'hub di via Sammartini con 3.300 clandestini (migranti li chiamano a sinistra). «I blocchi di Francia e Svizzera rischiano di ricadere su Milano», ha scoperto Sala. Come se tutto questo non fosse il frutto della politica insipiente di una sinistra che periodicamente grida all'emergenza. Senza aver letto nemmeno un vocabolario per capire che «emergenza» si definisce una «situazione particolarmente critica» e dunque episodica, non la normalità di un'invasione prevedibile. Così come era prevedibile che un insensato «accogliamoli tutti» avrebbe provocato gravi danni. Perché qui non ci sono buoni samaritani contro spregevoli razzisti, si tratta di capire che a chi ha fame è meglio insegnare a pescare che regalare un piatto con il pesce già pronto. Perché il piatto a fine giornata è vuoto, con la canna ci si sfama per sempre.

A meno che ad apparecchiare piatti già pronti, non ci sia qualcuno che ci guadagna.

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