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Più fibra (ottica) per tutti E l'Italia andrà in Rete

Lo sviluppo economico e sociale passa per il progetto di digitalizzazione. Col ruolo essenziale di Open Fiber

Camilla Golzi Saporiti

Finalmente la svolta della banda larga, l'avvento della fibra ottica, l'arrivo della connessione iperveloce non sono più astratta teoria: diventano ora realtà di fatto. Dopo anni da fanalino di coda a livello non solo globale, ma anche europeo, il Belpaese pare essere pronto a porre rapidamente rimedio alla propria carenza infrastrutturale, colmando a passi veloci e soprattutto concreti il ritardo tecnologico, dando così una bella scossa innovativa al Paese, in linea con gli obiettivi dell'Agenda Digitale Europea.

La strategia made in Italy prevede entro il 2020 di portare all'85% della popolazione la tanto attesa fibra, privilegiando innanzitutto le aree di interesse economico e ad alta concentrazione demografica, le scuole, le pubbliche amministrazioni, gli ospedali e le zone industriali; secondariamente, le cosiddette aree bianche, alias quelle poco popolate o difficili da raggiungere e, per questo, meno vantaggiose in termini economici. Proprio nelle ultime settimane la partita della banda larga nostrana si è riscaldata a dir poco. A giocare un ruolo decisivo, Open Fiber, società partecipata da Enel e Cassa depositi e prestiti, nata nel 2015, capitanata dall'amministratore delegato Tommaso Pompei (ex numero uno di Wind) e presieduta da Franco Bassanini. Che ha letteralmente preso le redini del discorso, vincendo in toto il gran ballo delle gare Infratel per la rete pubblica. Dopo la conquista di metà giugno del primo bando da 1,4 miliardi per sei regioni Abruzzo, Molise, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto), Open Fiber va dritto verso la vincita della seconda gara, del valore di 1,25 miliardi, riguardante 3.710 Comuni in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Provincia autonoma di Trento. Servirà una formalizzazione dell'esito, ma, avendo presentato le migliori offerte, salvo sorprese dell'ultim'ora, sarà vincitrice. L'aggiudicazione ufficiale della gara dovrebbe avvenire entro fine luglio. A seguire, indicativamente a settembre, dopo la pausa estiva, sarà bandita la terza e ultima gara, per la quale le premesse sono positive così come le aspettative per la giovane e solida società.

E, dopo, cosa succederà? Milioni di chilometri di cavi di fibra ottica attraverseranno il Paese da Nord a Sud, correndo sui tralicci della luce, come nelle reti degli acquedotti e dei teleriscaldamenti, e scavando il meno possibile per evitare una sorta di effetto gruviera, con lo scopo di raggiungere le case e le imprese degli italiani. Una volta creata l'infrastruttura, Open Fiber venderà i suoi servizi all'ingrosso a operatori come Vodafone, Tiscali, Wind, Tre a prezzi decisamente più bassi (meno della metà) di quelli attuali, stimolando la concorrenza sui servizi. Nello scenario che ora si apre, oltre a impegni e lavori, programmi e progetti all'insegna dell'innovazione tecnologica, i benefici concreti della rete a banda larga o, meglio, ultralarga, efficiente e capillare si sentiranno, eccome si sentiranno. Per il «Sistema Paese» si chiuderà a breve il capitolo del ritardo e della carenza, e se ne aprirà uno nuovo, guidato da concetti chiave quali impresa 4.0 e funzionalità sempre più avanzate per i cittadini, per le imprese e per la PA. Non sarà più fantascienza parlare di telelavoro, di cloud computing (condivisione elettronica dei dati, n.d.r.), di fascicoli sanitari elettronici, di assegnazione dei farmaci in un lampo; e neanche di gestione di servizi legati alla mobilità sostenibile, al controllo elettronico degli accessi nelle ZTL o dell'illuminazione pubblica per esempio.

Per noi, poi, basteranno pochi secondi per scaricare un film in alta definizione, tanto per cominciare.

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