Roma

Piaga satanismo: nel Lazio 12mila i fedeli di Belzebù

Sono almeno 10 i gruppi che si contendono l’eredità della potente «Chiesa nera luciferina». La geografia delle sette a Roma e dintorni

Rita Smordoni

Ordine della Torre nera, Figli di Seth, Burgum, Orgasmo nero, Setta del Laterano. Quest’ultimo nome dal luogo degli appuntamenti, sotto la statua di San Francesco a San Giovanni. Ora i seguaci si vedono a Terracina, per dare meno nell’occhio. Anche la cerchia dell’Ordo Templi Orientis, specializzata in magia sessuale, si incontra in luoghi sicuri: a Ostia e Monte Mario. Almeno dieci a Roma i gruppi satanisti che si contendono l’eredità della Chiesa nera luciferina, la potente setta di Efrem Del Gatto, sorta nel 1984 e ormai dissolta dopo l’improvvisa morte del fondatore nel ’98. Nel panorama romano anche un gruppo di ossesse: le Streghe rosse, specializzate nell’invocare i «Demoni custodi»: Tisifone, Vendetta, Megera.
Ma è solo la punta dell’iceberg. Si stimano in almeno 12mila i seguaci di Belzebù nel Lazio. Nelle ville e nei casolari di Tolfa, Santa Marinella, Cerveteri, Monte Tuscolo, Viterbo sono periodici gli incontri segreti. A Pomezia di recente un nuovo cerchio: il Nodo dei Templari. In tutta la capitale piccoli gruppi di 10-12 adepti nascono e muoiono in continuazione. Singoli maniaci si improvvisano Profeti del demonio. Perfino la malavita pratica riti legati al Maligno. Proliferano anche le chat-line. Ben 26mila nel mondo i siti internet dedicati al demonio. Anzi, secondo alcuni, sarebbe proprio internet la via scelta da Lucifero per conquistare il mondo.
Ma i riti, il demonio, la stregoneria, nascondono una realtà ben più inquietante di Lucifero e dell’aldilà. «Molti commerciano e truffano usando Satana come pretesto - spiegano alla polizia postale -. Vendono di tutto. Dalle candele nere alle formule per evocare i demoni, passando per i teschi e i paramenti per le messe nere. Un giro d’affari di centinaia di milioni all’anno». Dal mese di ottobre 2004, quando è stato istituito, a oggi sono state 3mila le segnalazioni di vittime di gruppi satanici all’Ambulatorio anti-sette dell’Icaa patrocinato dalla Regione Lazio. Nel 2004 una ricerca affidata dalla Regione all’antropologa Cecilia Gatto Trocchi ha individuato nel Lazio 11.835 adepti ufficiali ai movimenti magico-satanici. «Le sette sataniche realmente pericolose, però, sono relativamente poche - sottolinea Marco Strano, psicologo della polizia postale -. Sono soprattutto a giovani che abbiano tratti di personalità a rischio e che per esempio facciano uso di droghe. È in questi casi che scatta il meccanismo del branco. E allora il gioco diventa pericoloso».
Le pagine di cronaca raccontano episodi di efferata violenza, così come vi sono molteplici delitti di matrice satanica fatti passare per raptus di follia. «Il fenomeno è inquietante - sostiene Francesco Barresi, sociologo, membro della Società italiana di criminologia e consulente del Sap, il sindacato autonomo di polizia -. I crimini di questo genere sono più di quanto si crede».
L’omertà, però, regna sovrana. A Roma, il 2 maggio 2006, accanto a una pompa di benzina a Tor Bella Monaca viene rinvenuto il corpo di una donna decapitata: Patrizia T., 49 anni. Sembra un delitto coniugale. Ma il marito nega ogni addebito e grida: «Mia moglie era una sacerdotessa di Satana e la setta l’ha minacciata di morte». Gli indizi a carico dell’uomo sono molti, eppure la vittima qualche trascorso satanista l’ha avuto sul serio: «Mia moglie - rivela il marito - nel 1996 aveva ricevuto minacce di morte perché aveva abbandonato i fratelli della setta». Qualcuno le avrebbe mostrato una pallottola. Chiamata a deporre in tribunale, Patrizia non si presenta. Ma tre anni dopo salta fuori la storia che la setta le avrebbe sottratto 900 milioni di lire.
A Pomezia l’11 agosto scorso si suicida padre Marco. L’ex parroco era agli arresti domiciliari con l’accusa di pedofilia. Il religioso, secondo i venti ragazzi che avrebbero subito violenze, avrebbe anche fondato una setta di stampo satanista. Chi ha sporto denuncia parla di un vero abisso infernale, fatto di sudditanza psicologica, molestie reiterate, violenze. Qualcuno si è spinto a raccontare di riti satanici. Ma tutti erano legati dal segreto. Don Marco era soprannominato dai ragazzi il Cabana.

Loro, i più fedeli, si facevano chiamare «cabanisti».

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