Roma

Piso: «Dico no a Fazzone e a Storace»

Dal toto-assessori al terremoto Latina al ruolo del Pdl del Lazio in chiave nazionale. Tanti i problemi sul tappeto al coordinamento regionale del partito tenuto venerdì alla Camera. La settimana che viene sarà decisiva, Renata Polverini formerà la giunta. I 6-7 assessorati forti sicuramente andranno a esponenti di peso: in prima fila Malcotti, Di Paolontanio, Maselli. Per le cinque donne, due i nomi dati per certi: la Zezza e la Tarzia. Il resto è ancora tutto in ballo. Facciamo il punto sulla situazione con il coordinatore del Pdl nel Lazio, Vincenzo Piso.
Dal vertice alla Camera, intanto, che cosa è uscito?

«Abbiamo deciso di tenere una volta al mese una riunione di coordinamento regionale. Come lista Pdl non abbiamo potuto partecipare alle elezioni, occorre quindi stabilire un raccordo con la Polverini perché in consiglio siamo pochissimo rappresentati come partito. Dobbiamo ristrutturarci, acquistare una autonomia finanziaria, darci una logistica».
A rappresentare le provincie in giunta si danno per sicuri Cicchetti (Rieti), Battistoni (Viterbo), Fiorito (Frosinone). A Latina, invece? Dopo quanto è successo, si può ancora considerare in corsa Claudio Fazzone?
«Io credo che a questa ipotesi la Polverini non ci pensi minimamente. Quanto è successo a Latina è di una gravità inaudita. Dobbiamo dare un segnale forte, non si può andare avanti con questa disputa fra Don Camillo e Peppone. Avevo passato tutto il giorno a Latina, mi ero visto in mattinata con Zaccheo, nel pomeriggio con Fazzone. Sembrava tutto a posto. Poi la sera spunta il filmato di Striscia la Notizia. E il giorno dopo cade la seconda città del Lazio. Non si può fare».
Insomma, un fulmine a ciel sereno.
«Non esiste. Io capisco tutto, la rabbia di Fazzone, ma dopo Striscia la Notizia bastava andare a una composizione nazionale, Fazzone poteva chiedere un risarcimento politico. Ma non far cadere a Latina l’amministrazione di centrodestra».
Insomma, ormai la poltrona di assessore Fazzone se la può scordare.
«Fai cadere una giunta e ti prendi un assessorato? Non scherziamo. Fazzone è pure coordinatore provinciale del Pdl, doveva contare fino a 10 prima di far cadere Latina. Dalla diatriba ne sarebbe uscito vincitore, perché pure Zaccheo è uno che non conosce limiti. Si poteva ricomporre tutto, ma non esiste che fai pagare la disputa a Latina».
Una città simbolo per il centro-destra.
«Ma sì, lì abbiamo sempre vinto le elezioni con percentuali bulgare. E ora come li ripaghiamo gli elettori? Che figura facciamo? Fra l’altro io credo che a questo punto sia opportuno anche il commissariamento del Pdl provinciale. O Fazzone si dimette o venga un commissario».
In Regione Fazzone era in corsa anche per la presidenza del consiglio. Ora se la giocano Storace, l’Udc...
«La decisione spetta a Renata. Penso però che la Regione debba avere un presidente del consiglio autorevole. Si tratta di una funzione importante, equivalente a un assessorato di quelli strategici. A quel posto serve, però, anche uno che non metta in difficoltà la Polverini. Da questo punto di vista non credo che Storace sia la persona giusta. Se io fossi in Renata, non metterei l’ex governatore della Regione a presidente d’aula».
Quanto può influire sulla formazione della giunta, e in generale sugli equilibri del Pdl nel Lazio, la crisi fra Berlusconi e Fini?
«Non più di tanto. Abbiamo altri problemi. Non è possibile, per dirne una, come è successo l’altro giorno che dall’oggi al domani scompaiano dal Cipe le risorse per la metro C per finanziare la metro a Milano.

Roma è la capitale d’Italia, non può rincorrere Tremonti ogni volta».

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