Da Pitti a Milano è sempre la settimana dell'uomo fantasia

Da Pitti a Milano è sempre la settimana dell'uomo fantasia

«Mi si nota di più se faccio una sfilata speciale o se non sfilo per niente?»". È la domanda del giorno tra i grandi nomi della moda che da oggi fino al prossimo martedì presentano a Milano le collezioni maschili dell'inverno che verrà. Se la sono posta anche al Pitti di Firenze che ieri ha chiuso i battenti su un'edizione secondo noi soporifera e un po' troppo piena di prosopopea perché se il nuovo abita in una sezione dove i marchi si chiamano «se' by icho nobutsugu e ma'ry'ya» oppure «thorogood e tellason e squale», siamo messi davvero male. In ogni caso sulle rive dell'Arno come da oggi qui a Milano si sono unificate due scuole di pensiero: sfilate e presentazioni devono avere un contenuto alto e al tempo stesso relativo, basta con gli effetti speciali.
«Per me è un'esigenza imprescindibile» dice infatti Stefano Pilati durante il cosiddetto fitting della sfilata Ermenegildo Zegna, in calendario stamattina alle 10.30. Il talentuoso designer milanese per otto anni alla guida di Yves Saint Laurent a Parigi e oggi direttore creativo dello storico Gruppo di Trivero, nonché del suo brand di moda femminile (Agnona) ha addirittura scomodato degli scienziati di fama internazionale per mettere a punto un evento in cui le immagini, la musica, i movimenti dei modelli e addirittura il luogo (la Fiera di Milano) in cui si svolge la sfilata diventino un tutt'uno tangibile con l'universo. Inevitabile a questo punto chiedere allo stilista se si era stufato di vedere dei manzi che vanno su e giù in passerella. Con nostra grande sorpresa Pilati risponde senza la minima esitazione sì, facendoci però aprire un'ulteriore finestra di dialogo sul concetto modello=manzo. «Gli uomini sono cambiati, c'è poco da fare» sostiene infatti un altro maitre a penser della moda italiana, Antonio Marras che torna a sfilare (lunedì 13) dopo una pausa di riflessione con le sfilate maschili. «Non ci sono più regole estetiche e diktat assoluti: se un maschio ha voglia d'indossare qualcosa di tipicamente femminile come il pizzo, ha finalmente la libertà di farlo purchè si attenga a quella grande qualità che è la misura».
Lui per altro nella sua collezione in passerella il prossimo lunedì non ha utilizzato pizzi, merletti e falpalà, ma solo piccole e meravigliose fantasie maschili (spina di pesce, minuscoli pois, disegni da cravatteria) usate con poetico furore un po' su tutto. Corre voce che in quasi tutte le collezioni a Milano come a Firenze la fantasia torni davvero al potere sotto forma di quadri (altrimenti detti check) quadretti, righe, rigoni, motivi scozzesi, stampe, applicazioni e chi più ne ha più ne metta. Rischiamo un corto circuito visivo, ma siamo in fondo contenti di uscire almeno con la moda dal grigiore di questa nostra difficile epoca. Tre i debutti in passerella della quattro giorni milanesi della moda maschile: Guglielmo Capone, firma rinomata nel sartoriale da donna presenta il suo primo progetto di abbigliamento maschile, Julian Zigerli è stato scelto da Armani e infine D.Gnak, marchio coreano del designer Kang Dong Jun in passerella martedì 14. Ritorna invece Roberto Cavalli alla guida creativa del suo brand al maschile dopo alcune stagioni di inter regno con suo figlio Daniele. «Presenterò presto un mio progetto» ci ha confidato il ragazzo a Firenze mentre la vera debuttante del settore, Jane Reeve, nuovo amministratore delegato di Camera Nazionale della Moda Italiana, pragmaticamente diceva: «Stavolta e alle sfilate donna di febbraio osservo, studio e cerco di capire. Poi agirò».

Auguri signora, è tutti noi.

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