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Pizzi, merletti e niente eccessi: l’abito imita lo stile Grace Kelly

Kate vestita da Sarah Burton (ora in lizza per dirigere Dior). Armani: "È riuscita ad essere contemporanea e tradizionale"

Pizzi, merletti e niente eccessi: l’abito imita lo stile Grace Kelly

«Sei bellissima, ti amo» ha mormorato il principe William a Kate Middleton in mondovisione sull'altare dell'Abbazia di Westminster. La sposa ha sorriso come da copione, ma in quel preciso istante era veramente stupenda nell'abito avorio disegnato per lei da Sarah Burton, direttrice artistica di Alexander McQueen, l'immaginifico stilista britannico suicidatosi nel febbraio 2010.

Nel mondo della moda si dice che questo vestito decorato da pizzi francesi e merletti inglesi con una tecnica chiamata Carrickmacross, creata in Irlanda nel 1820, porterà a una doppia incoronazione: quella della bionda Sarah al posto di John Galliano da Dior oltre a quella della bruna Catherine sul trono di San Giacomo.
Vero o falso che sia, di certo il modello aveva molti punti di contatto con lo stile scelto da Grace Kelly per sposare Ranieri di Monaco nell'aprile del 1953. Niente di originale, quindi, né per la stilista né per l'intelligente ragazza soprannominata «Waity Katie», Katie la paziente, perché ha atteso 10 lunghi anni prima di coronare il suo sogno.

Del resto l'originalità non paga ai matrimoni, tantomeno quelli reali. Stava infatti malissimo Tara Palmer Tomkinson, splendida donna, figlia dell'aristocratico olimpionico di sci amico intimo del principe Carlo, in blu Klein dalla testa ai piedi: dal cappello-scultura firmato da Philip Treacy alle scarpe di Nicholas Kirkwood passando per il completo da sirena di Debora Millner. Il perché è presto detto: quella sfumatura elettrica di blu prediletta dall'artista francese Yves Klein impone forme semplici ed essenziali altrimenti fa pensare alle corazze dei super eroi. Orrendo anche il vestito creato da Vivienne Westwood per la principessa Eugenia: una fantasia fiorata genere tappezzeria prevede un fisico molto più esile di quello sfoggiato dalla figlia di Sarah Ferguson.

Stupendo il completo grigio sfoggiato da Charlene Wittstock, prossima moglie del principe Alberto di Monaco. Stranamente l'ensemble non porta la firma di Armani che da tempo veste la statuaria ex nuotatrice destinata a diventare principessa di Monaco. Il nostro «Re Giorgio» in compenso ha vestito la principessa Matilde del Belgio, Tatiana di Grecia e Romania oltre a Lady Frederick Windsor che ha scelto uno spettacolare abito da sera monospalla di Armani Privè per la cena di gala e con un vestito in cady di seta blu coperto da un soprabito in tinta a piccoli disegni geometrici per la cerimonia della mattina. In più ha detto la sua su Kate Middleton con grazia a dir poco regale. «È riuscita in un'impresa difficilissima - sostiene Armani - essere contemporanea e insieme tradizionale. Mi è piaciuta la lunghezza dello strascico dal taglio arrotondato che inquadrato dall'alto sembrava una goccia. Appariva moderno anche il pizzo del corpetto. Insomma un abito che credo rispecchi la sua personalità e la sua precisa intenzione di stile». Delizioso anche David Beckham nel suo entusiastico messaggio filo monarchico affidato a You Tube e pazienza se il calciatore ha appeso dalla parte sbagliata la decorazione recentemente conferitagli dalla regina Elisabetta.

The Queen era la più giusta di tutte per via di quel giallo canarino che sarà il colore dell'estate scelto per abito, soprabito, scarpe e borsetta oltre che per i brillanti della fantasmagorica spilla appuntata sul petto. Gli uomini si sono salvati per via delle divise che, come tutti sappiamo, hanno il loro fascino. Ma il sorriso troppo goliardico del principe Harry, la faccia triste di Carlo, l'espressione annoiata del suo novantenne padre e soprattutto l'incipiente calvizie di William non erano all'altezza della situazione.

Se la commoner Kate si è fatta un costoso trattamento all'ossigeno per rendere più luminosa la pelle, il principe poteva pur fare un piccolo trapianto di capelli per coprire l'orrenda piazzetta.

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