Stile

Plensa e il suo «Silenzio» Acciaio pieno di parole

Per il suo ultimo lavoro, l'artista si ispira al padre spirituale della Maison Ruinart

Francesca Amé

Parigi Jaume Plensa è un arti-star sui generis. È spagnolo di Barcellona, ma ha il fare timido e riservato dell'intellettuale. Il suo nome, forse, non vi suona familiare come quello di altre firme del suo calibro (Jeff Koons, Damien Hirst, il «nostro» Maurizio Cattelan), ma almeno una volta vi è capitato di vedere le sue suggestive sculture in metallo, per non parlare della Crown Fountain di Chicago fatta da una divertente installazione multimediale il cui video su youtube è cliccato di continuo. Oggi chiude con grande successo alla prestigiosa Galerie Lelong di New York una sua personale: indovinate il titolo? «Silence». La sua è infatti un'arte pacata, raffinata, meditativa. Abbiamo incontrato a Parigi l'artista in occasione della presentazione del suo ultimo lavoro, commissionato dalla Maison Ruinart, il noto champagne francese. Davanti alla suggestiva scultura umana, letteralmente impastata di lettere in metallo tratte dai diversi alfabeti del mondo, Plensa ci parla ancora di silenzio: «Viviamo in una società che ci avvolge di parole e rumori: abbiamo bisogno di quiete e pace». La sua creazione è un omaggio a quella straordinaria figura che fu dom Thierry Ruinart, «padre spirituale» della maison di Reims. Monaco benedettenino nato nel 1657 nelle feconde terre dello champagne, fu erudita raffinato, straordinario viaggiatore, uomo di lettere e di mondo, attivo a Parigi attorno a quel gioiello (merita sempre una visita) che è l'abbazia di Saint-Germain- des-Prés. A quest'uomo del Seicento e tutto proiettato nel futuro s'ispira Plensa: la date incise sulla scultura, 1729 e 2016, ricordano la data di fondazione della maison e quella d'inizio dell'opera che ha richiesto cinque mesi di duro lavoro. Ogni lettera che compone la scultura è assemblata a mano dall'artista che si fa fabbro e calligrafo insieme. Ne esce un corpo umano che è una torre di Babele, come il poliglotta Ruinart, come la società in cui viviamo oggi: «Stiamo bene solo se siamo insieme, seppur nella nostra diversità linguistica e culturale», ci spiega Plensa, artista-pensatore che non si accontenta di testare tecniche innovative (c'è della magia nella sua capacità di rendere leggera una scultura d'acciaio), ma vuole stimolare emozioni: «Credo che l'arte sia legata a energie impalpabili e interiori che ciascuno di noi possiede. Penso alla prima volta che mi sono trovato davanti al Mosé di Michelangelo: ho provato qualcosa di indescrivibile». E Michelangelo e poi maestri come Rodin, Giacometti, Brancusi diventano i riferimenti imprescindibili per questo artista colto e pacato, capace di confrontarsi con materiali complessi quali il ferro, il rame, l'acciaio e persino la ghisa. Scultura materica la sua, eppur così capace di suggerire un Altrove. «Ma non sono religioso», precisa. Di certo è un umanista contemporaneo come pochi ci sono in giro: sta popolando il mondo dell'arte con i suoi personaggi ieratici e composti, pieni di luce e di aria.

In Italia potremo ammirare a breve la sua imponente scultura (senza titolo: non ce n'è bisogno): Ruinart la presenta durante Miart, la fiera d'arte moderna e contemporanea di Milano, che si terrà dal 31 marzo al 2 aprile in fieramilanocity, prima di portarla in giro per il mondo ad Art Basel (Basilea, Hong Kong, Miami) e poi a Frieze New York e Londra.

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