Cultura e Spettacoli

Le poetiche idee del «sor Neri»

La casa editrice festeggia i 60 anni con il carteggio tra Neri Pozza e i suoi autori: da Buzzati a Montale

È un libro per tanti versi prezioso: Saranno idee d’arte e di poesia (carteggi con Buzzati, Gadda, Montale e Parise) di Neri Pozza, edito dall’omonima casa editrice. Un libro plurimo, poiché in esso prende corpo e sostanza, in primo luogo, la figura di Neri Pozza, l’editore, incisore, poligrafo vicentino scomparso, a 76 anni, nel novembre del 1988; e, secondariamente, perché raccordato al fervido rapporto epistolare dello stesso Pozza con quattro dei suoi numerosi autori, e, ancor più, sodali interlocutori di esperienze creative davvero rare: parliamo appunto di Dino Buzzati, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Goffredo Parise.
In particolare, il volume vede la luce nell’intento di sottolineare l’importanza dell’imminente trasferimento dell’archivio storico della casa editrice Neri Pozza dalla sede attuale alla Biblioteca Civica di Vicenza. Di questo aspetto e di tant’altri utili dettagli dà conto, nella sua esauriente nota «I fantasmi dell’editoria», il curatore del volume, Pasquale Di Palmo che, menzionando la profluvie di autori italiani pubblicati da Pozza e a lui stesso legati da amichevoli rapporti epistolari, ha poi optato di riproporre quattro degli autori rappresentativi degli scambi di lettere di Neri Pozza con coloro che maggiormente hanno contribuito a rendere noto il marchio editoriale vicentino.
Quasi superfluo rimarcare che, se con Buzzati il dialogo instaurato da Pozza si stempera presto in un’affabile, cordiale colloquialità e con Gadda e Parise assume talvolta toni bruschi, determinati, con Montale l’editore-scrittore vicentino trova accenti di devota ammirazione. Di fatto, Buzzati, Gadda, Montale, Parise troveranno in Neri Pozza e nelle assidue, talvolta assillanti cure che Neri Pozza prodigava ai loro scritti, a volte ancora in fieri, non solo un editore-principe dai modi e dal talento di redivivo umanista rinascimentale, ma proprio un maieuta appassionato, insostituibile.
Fernando Bandini, già amico e collaboratore del Nostro, ebbe significativamente a definirlo così: «Neri non era un editore passivo... Aveva già in mente per suo conto dei libri che pensava mancassero, e li proponeva agli autori che gli sembravano più adatti a scriverli. Se avesse potuto li avrebbe scritti tutti lui di suo pugno». Cosa che, in realtà, giunse a realizzare nei suoi anni più tardi con esiti davvero notevoli.
Ho conosciuto Neri Pozza sul finire degli anni Settanta. Giusto quando, nel colmo della sua eclettica operosità, aveva da poco pubblicato da Mondadori la silloge storico-artistica, incentrata su personaggi ed eventi capitali del Rinascimento, intitolata Le storie veneziane. Un libro sapientissimo per scrittura e sostanza risultato dall’approdo compiuto della rielaborazione organica di precedenti lavori esegetici-letterari quali Processo per eresia e La putina greca. Peraltro, prima di dar fondo alle originali benemerenze letterarie di Neri Pozza, è da mettere, certo, in debito rilievo il ruolo ch’egli svolse, sin dagli inizi, e poi nei declinanti anni Quaranta, con la sua omonima casa editrice. Neri Pozza fu per la cultura italiana - e non soltanto italiana -, dal dopoguerra agli anni Ottanta, un avventuroso mallevadore che, con intuito infallibile e gusto coltivato, s’inoltrò dove ancora nessuno s’era mai azzardato per cavare piccoli tesori destinati a divenire feticci dell’intelligenza, emblemi dell’estro più nuovo e geniale. I miei ricordi personali sono univoci nel raffigurare Neri Pozza come un uomo buono, d’indole irruenta e spesso festosa che, fedele a una morale e a un codice rigorosi, si dava fervidamente alle idee, alle realizzazioni in cui credeva. Fosse vissuto, cent’anni prima, alle Isole Samoa, lo avrebbero chiamato Tusitala, il «narratore di storie», come Robert Louis Stevenson.

Avendo avuto, invece, casa e lavoro a Vicenza (e più tardi, a Venezia, nel buen retiro di Calle dei Notai), lo chiamavano rispettosamente «professore» o, ancor meglio «sor Neri» e basta.

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