Controcultura

La politica non è solo tecnica Ma è vedere lungo

Pensare, fermarsi un attimo, vedere fuori dai propri confini, non solo fisici, è il compito che si richiede ad un politico di professione

La politica non è solo tecnica Ma è vedere lungo

Ho ascoltato con molto interesse l'intervento di Gianni Cuperlo all'assemblea del Pd. Il suo intervento, poco meno di dieci minuti, è quello che ci si aspetta da chi ancora consideri la politica una cosa seria, alta, nobile. Si può dire che abbia condiviso poco delle tesi di Cuperlo. Il rischio di una deriva fascista della democrazia in America (o meglio di una minoranza che è sempre esistita nella storia americana e che rischia ora di diventare maggioranza), i limiti della costruzione europea senza anima, la disuguaglianza provata da 1,5 miliardi di musulmani che finirà per armarli contro l'Occidente e la drammatica circostanza per la quale un golpe fallito (quello turco) si tramuti in un golpe riuscito (quello di Erdogan).

Dicevo che poco condividevo, ma molto era da sottoscrivere. Mi spiego meglio. Se la politica si trasforma solo in tecnica (come risolvere una questione economica) o solo in ricerca del consenso immediato (per carità fondamentale), si rischia di scendere agli inferi dei 144 caratteri, al post su Facebook. Perdiamo il contesto, ben più largo di quello di Leonardo Sciascia, non sentiamo lo spirito dei tempi. La politica e l'esercizio della democrazia diventano una questione da ragionieri e markettari. Con il massimo rispetto per entrambi, non si può non fermarsi un attimo a ragionare, ad avere un'idea politica del proprio impegno.

«Educare la democrazia, rianimarne, se è possibile, la fede, purificarne i costumi, regolarne i movimenti, sostituire a poco a poco la scienza degli affari all'inesperienza, la conoscenza dei suoi veri interessi agli istinti ciechi; adattarne il governo ai tempi e ai luoghi; modificarlo secondo le circostanze e gli uomini: questo è il primo dei doveri che si impone oggi ai governanti». Così scriveva Alexis de Tocqueville nel suo celebre testo La democrazia in America, quell'America che oggi vuole Donald Trump come suo presidente, e che anche questa settimana citiamo come libro da tenere sul comodino.

È da quel viaggio che arriviamo a Cuperlo, si parva licet. Pensare, fermarsi un attimo, vedere fuori dai propri confini, non solo fisici, è il compito che si richiede ad un politico di professione.

Al resto ci pensiamo noi: ma alla politica ci pensino loro.

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