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Due cognomi, due libretti e tanti scemi

Lo scemo di guerra era una figura proverbiale nel dopoguerra. Al suo posto ora c'è lo scemo di legge

Due cognomi, due libretti e tanti scemi

Lo scemo di guerra era una figura proverbiale nel dopoguerra. Al suo posto ora c'è lo scemo di legge. Dopo genitore 1 e genitore 2, la giurisdemenza italoeuropea sta partorendo due nuove norme a tutela della doppiezza. Una è famosa, il doppio cognome, che si è arenata l'altro giorno alla Camera per un incrocio di caso e buon senso.

Perché complicare la vita delle persone affibbiando due cognomi? E quando si passa alla generazione seguente i cognomi saranno quattro e via via aumentano? Per ripararsi da cognomi infiniti che sembrano la caricatura dei duchi di una volta, le proposte in campo sono due: l'ordine alfabetico (così estinguendo i cognomi in V o Z) o la scelta. Ovvero a caso o a capriccio. Avrebbe più senso adottare il cognome materno piuttosto che questo doppio cognome con selezione alfabetica o a piacere. E perché non il nickname? L'importante è separare il singolo dalla famiglia.

Ma questa euro-idiozia è surclassata da quella adottata da molte università, Torino e Napoli, Padova, Bologna e Urbino: gli studenti transessuali hanno diritto a due libretti universitari, uno al maschile e uno al femminile, e tu poi scegli come ti gira. Libretti sartoriali, cuciti ad personam e ad libitum. Ma se ti appelli al buonsenso, alla semplice realtà e alla storia del mondo, passi tu per rozzo e multifobico. In ambo i casi raddoppia la burocrazia e s'accoppia alla demenza. Da quell'unione insana nasce lo scemo a norma di legge.

Libero di farsi e disfarsi, ribattezzarsi e far coppia da solo, con sesso e cognome a piacere.

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