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Lotta ai tagliagole, istruzioni per l'uso

Da martedì in edicola con ilGiornale l'instant book sulle violenze dell'Islam. Da Guzzanti ad Allam una raccolta di saggi delle nostre migliori firme

Lotta ai tagliagole, istruzioni per l'uso

Questo libro non piacerà alla Boldrini. Perché non è accogliente né accondiscendente, perché non è una dichiarazione di resa ma una legittima difesa. Però, alla presidente Boldrini questo libro è debitore. Quando l'Ordine dei giornalisti ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Magdi Cristiano Allam, qualcuno si è posto un problema: se si accusa di «islamofobia» uno dei maggiori esperti mondiali del tema, allora che tipo di informazione si vuole sull'islam? Semplice: si vuole un esercito di Boldrini dalla voce buonista e zuccherosa.

Ecco, anche no, grazie. Il Giornale al coretto del politically correct ha sempre preferito i suoi tenori solisti. Quelli che in Non perdiamo la testa provano a raccontare ai lettori quello che le Boldrini non dicono. Senza preconcetti e disprezzo, solo con la voglia di scostare un po' quei tappeti siriani e persiani sotto cui la polvere dell'estremismo islamico è diventata lebbra. Documentando, interpretando, citando fatti, nomi, sentenze. Ragionare sui difficili rapporti con l'islam non può essere peccato né questione «disciplinare». Non perdiamo la testa ha la presunzione di indicare ai lettori tutti i nodi, uno a uno. Dal generale, con l'analisi sociologica dei movimenti come Isis firmata dal professor Francesco Alberoni, al particolare, con gli inviati di guerra Fausto Biloslavo e Gian Micalessin che elencano gli errori strategici e militari di Obama & C. e lanciano l'allarme sull'immigrazione clandestina in arrivo da quel tremendo vaso di Pandora che è la Libia. Capire, imparare, farsi un'idea - anche se poco cerchiobottista - così si spiega il titolo del libro: non abdichiamo alla nostra facoltà di critica così come non offriamo la gola a chi decapita «infedeli».

Né slogan da stadio, né razzismo becero, non c'è niente di «fobico» in questo libro. Le competenze e l'esperienza di chi ha collaborato ne sono la migliore garanzia. Nessuno quanto Magdi Cristiano Allam conosce la differenza tra il rispetto dovuto ai singoli musulmani e il messaggio rapace di Maometto, la cui condanna è da sempre parte della cultura umanistica, da San Tommaso a Dante e Churchill. Così come nessuno quanto Ida Magli ha studiato a fondo il Corano, annotando i versetti in cui Allah comanda di colpire gli infedeli «alla nuca» (all'insaputa delle Boldrini) e nessuno quanto il professore di Estetica Stefano Zecchi può analizzare le cruente scelte comunicative del Califfato.

La lente però non sarà puntata solo su di loro, i tagliagole. Corresponsabili sono anche i taglialingue di casa nostra, che sull'islam non accettano dibattito. Paolo Guzzanti mette alla berlina quella sinistra emotiva e quel femminismo da cortile che lotta per i diritti, ma solo in casa propria, mentre lo storico Giordano Bruno Guerri ripercorre vent'anni di allarmi inascoltati. La politica e giornalista Fiamma Nirenstein punta il dito contro i media occidentali, ultras del tifo contro Israele, e Alessandro Gnocchi, capo della redazione cultura del Giornale , racconta il doppio binario degli intellettuali, sacrileghi con il cattolicesimo ma strenui difensori dell'islam e delle sue fatwe. È anche per questa paura di parlarne che il conflitto non rimane confinato all'Irak o alla Siria, ma arriva a casa nostra. Nei tribunali, dove Luca Fazzo ha raccolto le tante sentenze incerte sui reati di terrorismo, o nelle scuole descritte da Stefano Filippi, dove in nome dell'integrazione, coi crocefissi sparisce il buonsenso.

Insomma, se volevano metterci l'icona della Boldrini in redazione, qualcosa è andato storto. Al Giornale l'icona al massimo si chiama Oriana Fallaci, magistralmente ricordata dall'ex direttore Vittorio Feltri nella sua battaglia dopo l'11 settembre. Quella battaglia di onestà intellettuale in difesa dei valori fondanti la civiltà occidentale ha ispirato anche questo libro. Perché, come scrive Marcello Veneziani nel suo intervento, «chi ha una salda identità non ha bisogno di riaffermarla contro qualcuno né di imporla con la forza al mondo, gli basta che sia riconosciuta e rispettata, insorgendo solo quando è posta a repentaglio».

Oggi che è davvero a repentaglio, questo libro è il nostro modo di insorgere.

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