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Foto della Madia, il Pd si inventa il reato di "sensualità malata"

Esposto di una consigliera dopo le foto contestate sul settimanale Chi

Foto della Madia, il Pd si inventa il reato di "sensualità malata"

Reggio Emilia - E bomba sia. Il servizio di Chi sul gelato gustato in auto dal ministro Marianna Madia è solo l'ultimo dei tormentoni mediatici creati dalla sinistra per indignare un Paese che è avvezzo di solito ad indignarsi per benaltro. «Ci sa fare col gelato», recitava il titolo del servizio che immortalava il ministro della Pubblica amministrazione in una pausa privata. Un vezzo, satirico, guascone o trash che sia, che Signorini ora rischia di pagare anche di fronte all'ordine dei giornalisti. L'esposto è partito e firmato da una della pasionarie emergenti della sinistra, quella Roberta Mori che, nella sua veste di presidente della commissione Pari opportunità della Regione Emilia Romagna, ha sentito suo dovere denunciare quel servizio «sessista». «La violenza sulle donne si annida anche nell'appiccicare addosso alle donne una sensualità malata che le condanna ad essere strumento e oggetto. Basta!», si è stracciata le vesti ben sapendo che è in campagna elettorale candidata col Pd.

Sensualità malata? Lei? Proprio lei, verrebbe da dire, che in quanto a sensualità malata avrebbe da giustificarsi per aver costretto i dipendenti della Regione a sorbirsi lo scorso 8 marzo uno spettacolo dedicato alle mestruazioni. «Corpi impuri», questo il titolo della piece offerta ai dipendenti in orario di lavoro con tanto di scheda per permesso retribuito. Uno spettacolo dai contorni ambigui in cui si arrivava a criticare la Chiesa perché considera il corpo della donna impuro. E financo a immaginare la ferita del costato di Gesù come una vagina. Il messaggio era chiaro: nessuno sconto alla natura: il sesso deve essere un coacervo di ormoni e umori dove la donna è corpo sempre a disposizione e non un tempio della vita carico di attese e attenzioni. Ma quella volta nessuno scandalizzò e la cosa passò in cavalleria come una delle tante, discutibili, iniziative culturali della giunta Errani. Adesso invece l'emergenza per l'autodeterminazione della donna è davvero a rischio. E forse non tanto per la ministra, che conoscendo il gioco si limita a dire «Signorini è responsabile di quello che pubblica». Ma proprio per il circo che ha preso quelle foto per crociate ben assestate.

C'è addirittura il Telefono rosa a scagliarsi contro Signorini perché «chieda scusa al ministro, offesa dal sessismo maschilista. Il direttore del giornale patinato non si scompone più di tanto: «Non mi sono pentito per niente, rivendico il mio diritto a divertire e far divertire. Mi sono occupato di sberleffi a Belen e a Valeria Marini e nessuno si è sollevato. Esistono donne di serie A e donne di Serie B? Dov'erano quando la stampa metteva in croce Mara Carfagna e derideva la giarrettiera della Brambilla? Esistono indignazioni di sinistra e di destra?». Domanda cruciale. Alla quale basterebbe una semplice risposta: forse esistono al tavolo delle trattative anche sindacati di pasionarie che decidono cosa è contro il pudore e cosa non lo è.

E Signorini non ha quella tessera.

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