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Il re Blatter lascia, ma è già al lavoro per la successione

Il re Blatter lascia, ma è già al lavoro per la successione

Joseph Blatter lascia ma continua. Quattro giorni dopo la sua elezione alla quinta presidenza della Fifa lo svizzero di Visp gioca il colpo di scena e annuncia le dimissioni. Non immediate ma spalmate nei prossimi mesi.

Tra dicembre 2015 e marzo 2016, prima del nuovo congresso, Fifa dovrà scegliersi un nuovo presidente. Annuncio a sorpresa ma che fa parte delle strategie politiche di Blatter e della sua corte. Il Fifagate offre un atto clamoroso, stanno per cadere altre teste, gli americani non mollano l'osso, a loro non interessano i giochi di palazzo e di potere ma l'evasione fiscale e il giro di denari sporchi. Russia e Qatar sono due bersagli grossi, il mondiale del 2018 e quello del 2022 sono carichi di gas tossici, la rielezione di Blatter è stata letta come un trionfo dello svizzero e una sconfitta di Platini e dell'Uefa.

In verità Blatter ha vinto grazie al suo mondo che è sotto accusa, indagato, sospettato, corrotto e finito in galera. La vergogna degli arresti nell'hotel di Zurigo (camere a 950 euro a notte, la suite di Blatter a 2500) è stato un colpo al volto che ha finalmente smascherato il «sistema». Blatter ha capito, in queste ultime quarantotto ore, che il ciclo è forse finito ma il suo potere per nulla affievolito. Come Guido Tognoni aveva detto nell'intervista al nostro giornale, Blatter non maneggia denari ma provvede, attraverso regali, favori, diplomazia e collaboratori, ad accrescere la propria influenza. Blatter ha anche intuito che nelle prossime ore, alla vigilia della finale della Champions a Berlino, l'Uefa e Platini potrebbero prendere una posizione clamorosa. Perché se è vero che Fifa deve fare i conti con il mondo è altresì vero che è l'Europa ad avere fatto la storia del calcio mondiale e ad alimentare le sue finanze che oggi significano 8 miliardi di euro di fatturato.

Blatter è un re nudo ma si ribella, manda in campo anche la figlia Corinne che lo difende e denuncia i cospiratori. Blatter stuzzica Platini e lo deride, Blatter accusa inglesi e americani di essere gelosi, invidiosi e capricciosi. Ma stavolta non si tratta di battaglie mediatiche e ripicche da vecchie zitelle inacidite. Gli uomini dell'Fbi sono andati in gol e i bianchi lenzuoli stesi davanti all'uscita dell'hotel svizzero non sono riusciti a nascondere la vergogna non soltanto dei dirigenti arrestati ma del loro capo. Il quale ha immediatamente cercato e tentato, come nell'annuncio di ieri, di passare dalla parte della vittima e dell'eroe, mandando in pasto alla stampa il proprio uomo di comunicazione, Walter De Gregorio, costretto a inventare alibi e giustificazioni e addirittura sostenendo che l'indagine americana è voluta dalla stessa Fifa. Blatter da oggi è un uomo che gioca a scacchi ma senza avversario. Sistema le pedine a proprio piacimento, designerà il proprio successore, lavorerà di corridoio dopo aver occupato la stanza principale, troverà sicuramente la solidarietà del mondo africano, asiatico e dell'Oceania, i suoi grandi elettori che temono di restare fuori dai giochi futuri. E in questi giochi riappare il principe di Giordania che ha già annunciato che è pronto a ricandidarsi. Giochi riaperti, dunque, come se nulla fosse accaduto ma tutto stia ancora per accadere. Giochi che potrebbero e dovrebbero coinvolgere l'Uefa nella persona di Platini. Il quale ha cercato, in un colloquio amichevole, fino all'ultimo minuto di convincere Blatter a un'uscita elegante, conservando una consulenza e l'ufficio di Zurigo. Ma quello che era stata una conversazione privata tra due sodali di un tempo è stato resa pubblico dallo stesso Blatter che così ha ammesso la propria insicurezza. Lo stesso Platini ha inviato il presidente Fifa a Berlino, sabato sera per la finale di coppa, ma Blatter non si presenterà all'Olympiastadion così come non parteciperà alla partita inaugurale del mondiale femminile in Canada, così come il suo segretario generale, Jerome Valcke, il primo non svizzero a ricoprire questo incarico.

La storia non è affatto finita e l'annuncio di Blatter, che ha parlato in francese con l'espressione del volto da repertorio e senza concedere alla stampa di rivolgere domande, fa parte dell'astuzia diplomatica di mister Teflon. Quindici anni fa, in occasione del sorteggio del mondiale, Robin Williams, ospite dell'evento, chiamò più volte il presidente Fifa «mister Bladder», che significa Pallone gonfiato. L'attore americano provocò risate e applausi ma venne richiamato all'ordine: «La Fifa non è una commedia». Avevano ragione. La Fifa è molto di più.

Williams è morto, Blatter è vivo.

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