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Berlusconi galvanizza i suoi: pronto alla nuova battaglia

Un Cavaliere in forma alla cena con gli eurodeputati. E oggi parteciperà alla kermesse "Rialzati Milano"

Berlusconi galvanizza i suoi: pronto alla nuova battaglia

Roma - Berlusconi non lascia. Raddoppia. A Palazzo Grazioli raduna i suoi europarlamentari per cena; un'occasione per festeggiare ancora il compleanno. Il Cavaliere è «in forma, molto dimagrito ma soprattutto in palla», racconta Elisabetta Gardini, capo delegazione all'interno del Ppe. È un Berlusconi che riconferma la propria leadership e che dà la carica ai suoi: «Sono ancora in campo - assicura - e quando tornerò ad avere la visibilità che hanno gli altri leader di partito sono convinto che Forza Italia tornerà ad essere il primo partito e vinceremo le elezioni». Già, la visibilità. Per ora in tv si vedono soltanto i Renzi e i Salvini. Il Cavaliere racconta ai suoi che preferirebbe aspettare la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in modo da poter «parlare liberamente e agire nel pieno splendore della mia innocenza»; ma si cerca di convincerlo ad anticipare il suo rientro sotto i riflettori. Non è dato sapere quando ma l'ex premier è pronto per la battaglia. «L'ultima battaglia; che vinceremo senza alcun dubbio», giura. Anche perché bisogna sanare il vulnus in cui stiamo vivendo. Ricorda: «Ci sono trentadue senatori che hanno tradito gli elettori, diventando la stampella della sinistra. Questa è una situazione di non democrazia».

Raccontano che l'ex premier ha voglia di ricominciare. Di ripartire. E oggi, infatti, sarà presente a Milano, al teatro Dal Verme, per la manifestazione «#RialzatiMilano. Soluzioni per la Milano del futuro». Certo, dice, «c'è bisogno di un centrodestra vitale e che riparta dalla ricetta liberale il cui motto è meno Stato, meno tasse, più benessere, più sicurezza». Renzi cerca di scimmiottare le politiche di centrodestra ma è destinato a fallire perché «il Pd non gli permetterà di fare le cose che vanno fatte».

Non lo cita quasi mai il premier, salvo quando dice che «il governo Renzi in Europa non conta nulla. Basti vedere sull'immigrazione. Quando invece c'eravamo noi al governo, l'Italia aveva un peso internazionale molto superiore».

Nessun riferimento, invece, alla riforma della Costituzione targata Renzi che taglierà il traguardo martedì prossimo. Un percorso che a Berlusconi non piace ma che soprattutto sta creando fibrillazione nei gruppi, specie quello al Senato. Molti azzurri di Palazzo Madama preferirebbero rendere plastica la loro contrarietà uscendo dall'Aula: in questo modo sarebbe chiaro che il premier cambia la Costituzione da solo e con l'appoggio di transfughi che erano stati eletti sotto le insegne di Berlusconi.

Ma non tutti la pensano così. Il capogruppo Paolo Romani, per esempio.

Il quale è preso di mira da alcuni che ne chiedono la sostituzione.

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