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Il 2019? Un anno che resterà negli annali della Repubblica. Il peggio...

Dal Conte 1 al Conte 2 il peggio della polita nel 2019

Il 2019? Un anno che resterà negli annali della Repubblica. Il peggio...

Il 2019 è stato un anno inebriante per la politica. Spumeggiante. Grottesco. Un anno che resterà negli annali della Repubblica. Un anno che ricorderemo. Per sempre. Purtroppo. Come dimenticare il capitan Dj del Papeete Matteo Salvini o l’affaccio dal balcone di Chigi di Luigi Di Maio con la sua squadra (frantumata in un anno). L’abito blu di Teresa Bellanova nel giorno del giuramento del Conte2. I cambi di colore del premier CamaleConte, e il twit di Trump che lo ribattezza Giuseppi. Gli strafalcioni di Toninelli, le sparate di Fioramonti, le pagliacciate di Beppe Grillo, le scissioni di Renzi, le arruffate in parlamento. Insomma il 2019 ci ha regalato il peggio. Non potevamo desiderare altro.

MATTEO SALVINI

Il leader della Lega, il capitano dei capitani (altro che Carola Rackete) non si è sottratto alla classifica. Lui, non si è sforzato di dare il peggio. Lo ha toccato, il fondo, in un giorno di mezza estate. Al Papete beach. Dietro la console, con un bicchiere di mojito in mano, tra glutei marmorei e seni ammalianti, con il sottofondo mixato di “Fratelli d’Italia” ha rotto con Gigi Di Maio e dato il Paese in mano alla sinistra. Questo basta a farci dimenticare tutto il resto.

GIUSEPPE CONTE

Un gesto estremo quello di Salvini che ha fatto risuscitare Giuseppi. Più che un Premier, nell’anno, si è trasformato in un Camaleonte. O meglio, CamaleConte. Da burattino è diventato burattinaio. Ha preso le redini e conta di portare avanti la baracca fino al 2023. Peggio di questo? Lui, che da “avvocato del popolo” si è trasformato in politico non vuole mollare la cadrega. Saccente, presuntuoso e arrogante tira dritto verso il futuro. Da domani lo attende la “verifica” che lo rafforzerà. Fino alle elezioni del 26 gennaio. In ballo l’Emilia Romagna e la Calabria. Con loro il futuro dei giallo-rossi.

LUIGI DI MAIO

Da burattinaio a burattino il passo è stato breve. Conte gli ha rubato la scena. Gigi è finito. Confinato, in esilio forzato al ministero degli Esteri. Lì non può fare danni. Difficile che scateni una guerra. Ma tutto è possibile. Per fortuna c’è sempre l’ex Senatore Antonio Razzi. Gli ha offerto una consulenza. Chissà se ne ha approfittato. Ma lui, Gigi da Pomigliano, in un solo anno è riuscito a nascere e morire. A toccare il cielo e a precipitare. A cadere, come le sue 5 stelle. Da capo supremo è diventato il garzone di Beppe Grillo. I suoi lo odiano e se potessero... “Aboliremo la povertà”, aveva detto dall’alto del primo piano di Palazzo Chigi. Invece? Invece nulla. Con lui ai ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro abbiamo perso grandi opportunità. “Risolveremo i problemi dei lavoratori” diceva. Invece nulla. Con la Whirlpool nulla di fatto, come l’ex Ilva. Il reddito di cittadinanza è servito per comprare il Dom Perignon, alla faccia dei poveri. La tessera gialla è finita nelle mani di ex brigatisti e furbetti con la Porche. Sì, la Porche. Parole e promesse. Al vento.

MATTEO RENZI

Lui è l’uomo dell’anno. Lui è l’uccello di fuoco. Lui è l’araba fenice. È risorto dalle sue stessi ceneri. Il logo di Italia Viva lo conferma. L’uccello spicca e prende il volo. Da “semplice senatore di Scandicci” a manovratore oscuro dei giochi di Palazzo. Il pallottoliere. Con un passo da giaguaro ha approfittato della dipartita di Salvini e ha ribaltato la situazione, si è rubato la scena. E l’ha rubata soprattutto a Zingaretti. È merito suo se oggi Conte governa e la Azzolina è ministro dell’Istruzione. Lui tiene un po’ tutti per le palle. Compreso Giuseppi. Insomma, fa il bello e il cattivo tempo.

NICOLA ZINGARETTI

Lui è stato, ed è tutt’ora un sognatore. Crede che con questo Governo l’Italia possa cambiare. Ripartire. Per dove? Tutte le emergenze sono al palo. Rinviate al 2020, l’anno della sfida. Ilva, Alitalia, Prescrizione e chi più ne ha più ne metta. Lui e la coerenza sono distanti anni luce. Da “Mai con i 5 Stelle” (con tanto di foga e sudore) a ”governiamo insieme al movimento”. Il peggio che Zingaretti, rinominato Ma-Zinga (per la relazione amorosa con Gigi Di Maio), avrebbe potuto fare nel 2019.

LORENZO FIORAMONTI

Dalle stelle alle stalle. Dai banchi del governo a quelle delle opposizioni. Altro che stella, Fioramonti è stato una meteora. Il primo ad aprire gli occhi e ad abbandonare l’esecutivo guidato da Giuseppi. Meglio così. Un regalo ottimo agli italiani. Non poteva fare meglio. È stato l’uomo della Plastic-Tax, della Sugar-Tax, del mappamondo al posto del Crocefisso nelle aule scolastiche. Insomma, un disastro. Peggio di Toninelli e il tunnel del Brennero.

LE SARDINE E I COMPAGNI

Il 2019 è stato l’anno delle ribellioni. Della lotta al razzismo, all’odio. Con l’odio. Delle ONG, dei migranti, di Carola Rackete i suoi peli e la sua Sea-Whatc 3, dei porti chiusi. Dei porti aperti. Dei porti. Dei cori contro i fascisti. È stato l’anno dei “compagni”. È stato l’anno dei comunisti. È stato l’anno degli odiatori. Non basterebbero litri di inchiostro per scrivere il peggio dell’anno. Tutti uniti dall’odio viscerale nei confronti di un ex ministro. Tutti uniti dall’odio contro Matteo Salvini. È lui che li ha raccolti in banco, li ha fatti scendere in piazza. Li ha risvegliati dal letargo. E così sono nate (e morte) le sardine.

Non c’è mai fine al peggio dice un vecchio detto.

Dobbiamo aspettarci un 2020 roseo? Di questo passo sicuramente sì.

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