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25 aprile, Mattarella: "No a pericolose equiparazioni delle parti"

Il presidente sottolinea: "Non si devono fare facili equiparazioni tra le parti che lottarono"

25 aprile, Mattarella: "No a pericolose equiparazioni delle parti"

Il 25 aprile resta ancora una commemorazione a senso unico. Anche per Mattarella non bisogna mai paragonare i fascisti ai partigiani, nè ricordare chi tra il 1943 e il 1945 difese da Salò lo Stato italiano e la monarchia. Il nuovo inquilino del Colle chiarisce subito di stare dalla parte della memoria che contempla solo i partigiani. "La ricerca storica deve continuamente svilupparsi ma senza pericolose equiparazioni fra i due campi in conflitto nella lotta di Liberazione nazionale dal nazifascismo", scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista "Micromega". "La Resistenza, prima che fatto politico, fu soprattutto rivolta morale", spiega Mattarella, "questo sentimento, tramandato da padre in figlio, costituisce un patrimonio che deve permanere nella memoria collettiva del Paese".

"La Liberazione dal nazifascismo costituisce l’ evento centrale della nostra storia recente. Ai Padri costituenti non sfuggiva il forte e profondo legame tra la riconquista della libertà, realizzata con il sacrificio di tanto sangue italiano dopo un ventennio di dittatura e di conformismo, e la nuova democrazia", scrive il Capo dello Stato, "dittatura ma anche conformismo, questi i due mali che hanno caratterizzato il ventennio, per cui »la Costituzione, nata dalla Resistenza, ha rappresentato il capovolgimento della concezione autoritaria, illiberale, esaltatrice della guerra, imperialista e razzista che il fascismo aveva affermato in Italia, trovando, inizialmente, l’opposizione - spesso repressa nel sangue - di non molti spiriti liberi".

Dopo aver citato una riflessione dell’allora partigiano cattolico liberale Sergio Cotta, il Presidente della Repubblica ha voluto sottolineare la partecipazione di popolo ad una rivolta che era stata inizialmente di minoranze di spiriti liberi: "La sofferenza, il terrore, il senso d’ingiustizia, lo sdegno istintivo contro la barbarie di chi trucidava civili e razziava concittadini ebrei sono stati i tratti che hanno accomunato il popolo italiano in quel terribile periodo. Un popolo - composto di uomini, donne e persino ragazzi, di civili e militari, di intellettuali e operai - ha reagito anche con le armi in pugno, con la resistenza passiva nei lager in Germania, con l’aiuto ai perseguitati, con l’assistenza ai partigiani e agli alleati, con il rifiuto, spesso pagato a caro prezzo, di sottomettersi alla mistica del terrore e della morte". Insomma nelle parole del presidente c'è pietà e memoria solo per i partigiani. Per chi ha dato la propria vita in difesa dello Stato senza tradire resta solo un monito: "Non paragonateli ai partigiani".

La storia resta di parte.

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