Politica

5 domande a Grillo

L’ex comico si presenta come il garante M5s Allora i casi sono due: o i dirigenti l’hanno tagliato fuori o lui copre i responsabili

5 domande a Grillo

1. Beppe Grillo è il garante del Movimento 5 Stelle. Era a conoscenza dell’indagine sull’assessore romano all’Ambiente Paola Muraro?

Se ne era conoscenza, e ha taciuto, è venuto meno ai valori fondanti dello stesso Movimento, accettando che un suo sindaco non rimuovesse dall’incarico un assessore sotto indagine. Se non ne era a conoscenza significa che non è in grado di assolvere al ruolo di Garante e che i suoi uomini – nella migliore delle ipotesi il mini direttorio romano (Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli) nella peggiore il direttorio nazionale (Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico) – non rispondono più a lui. Stando a questa ricostruzione, infatti, in quarantasei giorni nessuno avrebbe avvisato il supremo leader dell’indagine che gravava sulla testa di un assessore del Movimento.

2. Perché Grillo non ha preso ufficialmente posizione su un caso così importante né pubblicamente né sul blog? L’uomo dalla battuta sempre pronta, ha perso le parole. Da quando è scoppiato l’affaire Roma il fondatore delle Cinque Stelle è desaparecido, scomparso nel nulla: mai un’apparizione pubblica, mai un tweet né uno status su Facebook. Sui siti web ufficiali non c’è nessuna presa di posizione dell’ex comico e nel suo blog personale solamente uno stringato comunicato a firma Virginia Raggi, nel quale si prende atto di quanto accaduto. Il sindaco della Capitale sostiene di aver ricevuto un suo sms di incoraggiamento, ma non lo ha mai mostrato ai giornalisti. Ieri, voci di corridoio, raccontavano di un laconico messaggio mandato ai suoi deputati: «Ripartiamo col piede giusto». Ma più di tutto parla il suo imbarazzato silenzio

3. Perché sulla piattaforma «Rousseau» non è stata predisposta una consultazione sulla necessità di far dimettere l’assessore Paola Muraro?

Rousseau è il «sistema operativo» dei pentastellati, l’agorà nella quale iscritti ed eletti dovrebbero incontrarsi per mettere a punto la linea da tenere, la tanto favoleggiata «casa di vetro», simbolo della nuova era nel segno della trasparenza. «I suoi obiettivi sono la gestione del M5S nelle sue varie componenti elettive e la partecipazione degli iscritti alla vita del M5S attraverso, ad esempio – è scritto sul sito dei grillini - la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali e per dirimere posizioni all’interno del M5S». Questa sarebbe stata l’occasione perfetta per far scegliere agli elettori se chiedere le dimissioni della responsabile dell’assessorato all’Ambiente di Roma Capitale. Ma è andata sprecata.

4. Perché la piattaforma «Rousseau» non ha predisposto una consultazione tra gli iscritti su Virginia Raggi, alla luce del fatto che il sindaco era al corrente dell’indagine sull’assessore dal 19 luglio e non ha preso alcun provvedimento?

Lo stesso sistema operativo «Rousseau» poteva essere utilizzato – nel nome della trasparenza – per consultare la base del Movimento 5 Stelle sull’incerto operato del neosindaco capitolino. Le occasioni si sono presentate più di una volta, ma anche in questo caso l’affaire Roma non ha neppure fatto capolino sulla piattaforma tanto voluta da Gianroberto Casaleggio. Nei confronti della sindaca sono state usate particolari cautele, anche perché è chiaro a tutti i vertici pentastellati che un fallimento al Campidoglio potrebbe trascinare nel baratro tutto il Movimento.

5. Secondo le regole del Movimento, Virginia Raggi – che ha omesso un avviso di indagine - dovrebbe dimettersi, perché Grillo non le ha ancora chiesto di fare un passo indietro? Perché ha subito un trattamento diverso rispetto a Pizzarotti e alla Capuozzo?

Uno vale uno, ma evidentemente qualcuno vale più degli altri. Nei confronti di Virginia Raggi il Movimento ha improvvisamente cambiato rotta scoprendo il garantismo, ma rigorosamente «ad personam ». Nei confronti di Federico Pizzarotti – sindaco di Parma – e Rosa Capuozzo – sindaco di Quarto - le cose sono andate in modo diverso. Pizzarotti è stato fatto fuori per aver taciuto ai vertici del partito l’arrivo di un avviso di garanzia. La Capuozzo è stata espulsa da Grillo, con gran clamore mediatico, per non aver denunciato alle istituzioni e al Movimento le pressioni politiche che avrebbe subito.

Non è mai stata indagata.

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