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76 democratici rischiano di perdere il loro seggio

Tra i nomi più importanti ci sono quelli di Dario Franceschini, Andrea Orlando, Marco Minniti, Roberta Pinotti, Anna Finocchiaro, Gianni Cuperlo, Teresa Bellanova, Ettore Rosato, Luigi Zanda, Marina Sereni, Roberto Giachetti, Giuseppe Fioroni

76 democratici rischiano di perdere il loro seggio

Gli umori di molti parlamentari dem sono tutt'altro che vivaci. Anzi, sono terrorizzati dalla prospettiva di doversi andare a conquistare il seggio nei collegi uninominali. Ma non solo. A turbare il sonno dei parlamentari dem c'è anche l'articolo 21 dello statuto che limita a tre il mandato dei parlamentari. Conti e nomi alla mano, sarebbero 76 i deputati e senatori di lungo corso a rimanere a casa. Tra loro c'è anche il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ci sono ministri in carica, i due capigruppo di Camera e Senato, i leader delle minoranze interne. Tra i nomi più importanti ci sono quelli di Dario Franceschini, Andrea Orlando, Marco Minniti, Roberta Pinotti, Anna Finocchiaro, Gianni Cuperlo, Teresa Bellanova, Ettore Rosato, Luigi Zanda, Marina Sereni, Roberto Giachetti, Giuseppe Fioroni. Anche Rosy Bindi, ma la presidente della Commissione Antimafia, ha già fatto sapere che non intende ricandidarsi. Va detto che non tutti sono realmente sub iudice: innanzitutto alcuni, come Orlando, Rosato o Emanuele Fiano, potrebbero essere "salvati" dalla interpretazione che fu usata in passato per cui 3 legislature si deve intendere come 15 anni, mentre la legislatura 2006-2008 durò appunto solo due anni.

In tal caso sarebbero "solo" 32 i parlamentari con più di 15 anni di anzianità. Tutti gli altri sognano di aggrapparsi a un salvagente chiamato "deroga": la direzione del partito, infatti, può decidere di procedere alle deroghe a maggioranza assoluta e con votazione su una relazione motivata. Ma anche le deroghe hanno un limite: non possono superare il 10% del numero dei parlamentari uscenti, quindi ora non possono essere più di 38 e non è detto che Matteo Renzi accetti di arrivare al tetto massimo di deroghe. E siccome ha già annunciato di voler candidare esponenti della società civile e millennial, lo spazio per i seniores potrebbe essere assai limitato. La competizione diretta con gli altri partiti e la vastità dei collegi preoccupa chi dovrà correre con il sistema maggioritario dopo anni di sistema bloccato. Tutti preferirebbero venire candidati nel sistema proporzionale che, per un meccanismo di elezione, offre maggiori garanzie di successo, almeno al primo del listino. Insomma, le prossime settimane partirà la caccia alla candidatura e il Transatlantico è pieno di capannelli in cui già si discute di capilista e collegi.

I tempi, del resto, non sono troppo lunghi: sempre in base allo statuto del partito entro i primi di gennaio si dovrà decidere il regolamento per le candidature, a meno che le Camere non vengano sciolte prima, e dalla riunione della direzione che deciderà il regolamento partirà lo show down che deciderà il futuro dei 381 attuali parlamentari del Pd.

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