Politica

Gli 8 segreti di Moncler Così il piumino è Genius Da ieri al via le sfilate

Maglie con le frange in stile andaluso per Cruciani, la Incontrada presenta Elena Mirò

Lucia Serlenga

Milano ha aperto ieri sera le danze di una settimana della moda che si annuncia tra le più potenti delle ultime edizioni. E lo ha fatto con Moncler Genius, la nuova creatura nata dopo due anni di think tank e riorganizzazione, presentata nel Genius Building, lo spazio dove otto progetti hanno trovato una propria area di allestimento. Impatto visivo sensazionale e anima Moncler proiettata nel futuro.

«Il consumatore non dovrà attendere sei mesi per avere tra le mani le nuove proposte» dice di Remo Ruffini presidente e amministratore delegato parlando di progetti editoriali mensili. Il primo entrerà in circolo il 15 giugno e sarà Moncler Fragment di Hiroshi Fujiwara, un fomentatore culturale e infiltrato pop, che ha modificato il piumino Moncler in modo personale. Tra le variazioni più eclatanti quella di Pierpaolo Piccioli (direttore creativo di Valentino) che ha messo in scena 24 modelli da donna e 6 da uomo attraverso un sofisticato esercizio di couture. Magnifiche anche le proposte del gruppo Moncler Grenoble, ovvero l'abbigliamento più tecnico, disegnate Sandro Mandrino (ex designer director della linea uomo di Gucci e di Prada) che manda in visibilio i fan dei tessuti tipo tappezzeria elaborati secondo nuove tecniche di gommatura e layering. Insomma fra avanguardia e solide certezze, l'idea geniale ha già conquistato molti cuori ai quali non è sfuggita l'attenzione della maison per la questione molestie sessuali: uno dei protagonisti degli otto progetti, Karl Templer (direttore creativo di Interview Magazine) responsabile della linea principale Moncler 1952, è stato cancellato dalla lista dei collaboratori dopo le recenti notizie che lo includono fra i personaggi accusati. Tornando alla moda, ha estratto l'anima più autentica della preziosa maglieria Cruciani il nuovo direttore creativo della maison umbra Pierluigi Fucci ispirandosi alle opere dell'artista olandese Jan Van Del Ploeg e mandando in scena, tra i tanti bellissimi modelli, vestiti impreziositi da frange che ricordano gli scialli delle donne andaluse. Vanessa Incontrada ha invece presentato la capsule collection Elena Mirò estate 2018 nel flagship store di Piazza della Scala. «Fra i miei preferiti ci sono gli abiti di seta nei colori della terra che lasciano scoperte le spalle» confessa l'attrice italo spagnola talvolta ingiustamente attaccata per il peso ma obiettivamente magnifica nelle sue dolci curve. Fra gli eventi imperdibili di questa settimana c'è la mostra «Italiana. L'Italia vista dalla moda. 1971-2001» aperta al pubblico da domani e fino al 6 maggio. Ideata e curata da Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, da Camera Nazionale della Moda Italiana con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico e Agenzia ICE, è allestita a Palazzo Reale e si sviluppa attraverso 9 sale con abiti e accessori, opere d'arte e bellissime immagini fotografiche di maestri dell'obbiettivo. Cosa si perde chi non la visita?

«Un viaggio attraverso l'Italia che cambia nello specchio della moda e un racconto a più voci del suo percorso. I grandi cambiamenti nella società Italiana sono interpretati dagli stilisti Italiani e messi in conversazione con i maggiori artisti del periodo» spiega Stefano Tonchi, direttore del mensile americano W Magazine e uno dei due curatori. E tra gli elementi imperdibili pone il dialogo fra identità maschile e femminile, le convergenze e i loro punti estremi. La donna etera di Romeo Gigli, la donna che lavora di Giorgio Armani, la donna oggetto sessuale di Gianni Versace, la donna androgina di Gucci e Walter Albini. Le immagini di culture locali portate su un set globale, la magna Grecia di Gianni Versace, la Sicilia di Dolce & Gabbana, la Sardegna di Antonia Marras, la Venezia di Franco Moschino e Walter Albini. Un momento di consapevolezza sull'importanza di un settore non sempre valorizzato.

«Spesso non abbiamo fatto bene il lavoro della narrazione e non abbiamo capito quanto questo fosse importante anche per i giovani e per il futuro della moda italiana.

Era ora di iniziare» ammette Carlo Capasa presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.

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