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Abbandonato e pure indagato Il sindaco di Ussita si arrende

Rinaldi si dimette: «Qui la ricostruzione non si farà mai»

Abbandonato e pure indagato Il sindaco di Ussita si arrende

Il dramma del terremoto, il conto delle vittime, le macerie da spalare. Un dramma senza fine. Ma se la ricostruzione va a rilento, le tanto promesse casette non si vedono e, per di più, intervengono lassismo, burocrazia e inchieste giudiziarie che mettono il bastone tra le ruote a chi punta a riportare un pizzico di normalità nelle zone più colpite, allora la misura è davvero colma. Anche per chi in questi mesi si è impegnato il più possibile per alleviare i disagi dei propri concittadini. Per questo il sindaco di Ussita Marco Rinaldi, esponente del Pd, ha detto basta e ha rassegnato le sue dimissioni. Una scelta irrevocabile, giustificata dall'ennesimo affronto subito. Il Gip di Macerata infatti ha firmato un decreto esecutivo di sequestro del camping «Il Quercione», dove sono state posizionate 5 mobil house e un prefabbricato in legno. Il motivo? Le strutture sono state realizzate nell'area protetta del Parco dei Sibillini e quindi, da normativa, in zona non edificabile. «Tutta Ussita è in area protetta - ha detto Rinaldi - questo significa che la ricostruzione non si farà mai». Una beffa insopportabile e quindi la scelta di fare un passo indietro.

Ulteriore paradosso è rappresentato dal fatto che il camping, costruito tra l'altro molti anni fa e già oggetto di sanatoria in passato, attualmente non ospita nessuno degli sfollati del terremoto, tutti trasferiti in strutture costiere, ma soltanto beni personali che altrimenti avrebbero rischiato di andare perduti. E il sindaco Rinaldi risulta anche indagato per aver consentito gli scavi e l'installazione delle strutture.

Dimissioni irrevocabili ma impegno per i suoi concittadini che continua a 9 mesi dal terribile terremoto. Ieri c'era anche lui a Visso, insieme ai 200 sfollati residenti nei borghi montani del Maceratese che hanno manifestato contro i ritardi nella rimozione delle macerie e nei programmi per far riprendere la vita sociale nelle zone colpite dal sisma. Alcuni di loro hanno scavalcato le transenne e sono entrati nella zona rossa del centro storico di Visso, creando tensioni con le forze dell'ordine. «Da mesi aspettiamo che almeno rimuovano le macerie - hanno detto alcuni dei manifestanti - ma neppure questo è stato fatto. E tutto il resto va a rilento».

La scelta drastica di Rinaldi ha avuto il pregio di smuovere le acque e suscitare molte reazioni, prevalentemente di solidarietà da parte dei terremotati. Ma non solo. «Lo capisco, siamo tutti con lui», ha detto il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. «Lo invito a non lasciare, a non dimettersi nonostante la fatica che sente tra ostacoli, rallentamenti e una burocrazia che rema nella direzione opposta rispetto a quella verso la quale tutti insieme dovremmo tendere». Ma Rinaldi tira dritto. Ha già fatto sapere che l'impegno per i suoi concittadini continuerà attivamente ma non più nelle vesti di sindaco.

Se il terremoto si può soltanto maledire, l'abbandono da parte dello Stato e la tagliola della burocrazia non si possono davvero sopportare.

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