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Aborto, bufera sulla governatrice dell'Umbria: ma ha solo applicato la legge

Non si placano le polemiche sulla decisione della governatrice umbra Donatella Tesei di ripristinare il ricovero ospedaliero per l'aborto farmacologico. Ma a chi l'accusa di oscurantismo lei replica: "Difendo la salute delle donne"

Aborto, bufera sulla governatrice dell'Umbria: ma ha solo applicato la legge

In fondo non ha fatto altro che applicare le linee guida del ministero della Salute, che prevedono la somministrazione della pillola abortiva RU486 in ospedale. Eppure contro la governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei, che ha vietato la possibilità, introdotta dalla giunta di centrosinistra nel 2018, di effettuare l'aborto farmarcologico in regime di day hospital, si è scatenata una vera e propria bufera.

Poco importa se quanto stabilito dalla Tesei rispecchia ciò che accade nella maggioranza delle regioni italiane (fanno eccezione soltanto Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Toscana e Lazio): la presidente leghista è stata subito accusata di voler tornare al Medioevo dei diritti. "Ho sempre difeso le donne e sostenuto che nella società devono avere ruoli importanti", rivendica lei in un’intervista alla Nazione. "È strano che la mia idea di garantire la loro salute susciti tante polemiche", aggiunge, rivendicando di aver seguito gli imput del ministero della Salute.

"Se dovessero cambiare ci adegueremo", ha poi aggiunto commentando l'iniziativa del ministro Roberto Speranza, che ha chiesto al Consiglio Superiore di Sanità un aggiornamento delle linee guida stilate nel 2010. Tesei parla di scelta fatta "nell’interesse della comunità" , che non ha nulla a che fare con la politica. "Ci sono state anche donne che dopo aver assunto la pillola abortiva a casa hanno avuto la necessità del ricovero ospedaliero", ricorda. "Nessuno vieta l'uso della Ru486 – conclude - vogliamo solo avvenga in sicurezza".

Ma le polemiche non si placano. In prima linea c’è la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, che, come Speranza, vorrebbe una revisione delle linee guida ministeriali per l’utilizzo della RU486. "In questi dieci anni nessun evento avverso ha evidenziato la necessità di ricoveri ospedalieri per l'utilizzo della cosiddetta pillola abortiva", specifica la sottosegretaria che si dice stupita dalla decisione della governatrice dell’Umbria. L’auspicio del ministero della Salute, quindi, è che "si possa favorire, sempre ove possibile, il ricorso alla IVG farmacologica come in uso nella gran parte dei Paesi europei, cioè in regime di Day Hospital o ambulatoriale".

Critiche alla presidente leghista sono arrivate anche dalla Laiga, la Libera associazione italiana ginecologi. Silvana Agatone, a capo dei ginecologi non obiettori, accusa la Lega di portare avanti una "campagna di terrore". "Le complicanze dell'aborto farmacologico sono pressoché inesistenti", assicura. Finora però dal Css hanno detto il contrario, raccomandando il ricovero ospedaliero per il ricorso alla pillola per l’interruzione di gravidanza.

"In un momento in cui gli Stati più avanzati dal punto di vista scientifico, sotto emergenza Covid-19, stanno facilitando gli aborti - prosegue - non capiamo bene perché fare un passo indietro del genere". A scendere in campo contro la governatrice della Lega è anche lo scrittore Roberto Saviano, che già durante il lockdown, assieme alla ex presidente della Camera, Laura Boldrini, aveva protestato per la diminuzione del numero di aborti a causa del Covid. "Una decisione gravissima, irrazionale e irrispettosa", è il giudizio affidato ad un tweet.

"La decisione di abortire non è mai - e sottolineo mai - una decisione presa con leggerezza, non è mai indolore. Abortire con ostacoli, poi, diventa una vera a propria tortura", argomenta Saviano. Questa decisione, accusa, "non ha nulla di razionale e non c'entra con la sicurezza delle donne, è l'ennesima picconata alla legge 194 che ha depenalizzato e dato regole all'aborto". Se la prende con i ginecologi obiettori che in Italia sono ormai la stragrande maggioranza.

"La pillola abortiva – conclude – è un segnale di civiltà". D’accordo con lui anche la senatrice Dem, Valeria Fedeli, che taccia la governatrice umbra di oscurantismo: "La sua decisione? Contro la legge e anche contro la scienza". Il fronte anti-Tesei è compatto: oltre al Pd si schierano contro la sua decisione anche il M5S, Leu e Italia Viva, che accusano la presidente di mettere a repentaglio i diritti delle donne.

Accuse rispedite al mittente dalla diretta interessata, colpevole soltanto di aver applicato la legge.

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