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Addio ad Abreu, che salvava i bimbi con la musica

Il suo "Sistema" conta 900mila allievi nelle favelas di Caracas. Fu vicino a Chavez e a Maduro

Addio ad Abreu, che salvava i bimbi con la musica

È uscito di scena proprio adesso che il Venezuela, a un passo dal baratro, ha bisogno come non mai di simboli autentici come lui. È morto all'età di 78 anni Josè Antonio Abreu, il fondatore de El Sistema, uno dei programmi musicali più famosi al mondo non solo per la metodologia ma per i risultati. Grazie al suo incredibile progetto educativo la musica era, infatti, arrivata per la prima volta nei quartieri più poveri di Caracas e di tutto il paese diventando una grande opportunità di riscatto per migliaia di ragazzini e adolescenti altrimenti senza orizzonte. Un esperimento umano e sociale che aveva dimostrato al mondo intero come una buona metodologia può fare miracoli anche laddove ci sono solo degrado e miseria. La sua morte ha suscitato per questo dolore e cordoglio in tutto il Venezuela nonostante in passato l'opposizione lo avesse criticato per la vicinanza prima a Chávez e poi a Maduro da cui però lo stesso Abreu si era smarcato dopo la violenza usata dal regime per reprimere le manifestazioni del 2017.

Il sogno di Abreu comincia in realtà nel lontano 1975 quando questo visionario economista che aveva studiato in Pennsylvania decide di dar vita a una rete di scuole di musica, lui che la musica la studiava con passione dagli inizi degli anni Cinquant. Lui che la musica l'aveva nel sangue visto che suo nonno materno, italiano, era stato direttore della banda musicale di Marciana, nell'isola d'Elba, prima di emigrare in Venezuela nel 1897. E così Josè Antonio comincia questo viaggio in parallelo, la musica da un lato, la politica dall'altro - diventa deputato nel 1957 e ministro della Cultura durante il secondo mandato del presidente Carlos Andrés Pérez - che lo porterà a formare generazioni intere di venezuelani. E così alla sua morte l'eredità è palpabile con mano. Sono, infatti, 900mila gli alunni di El Sistema, 100mila i professori, e il modello è stato replicato in 50 Paesi nel mondo. Tanti i riconoscimenti internazionali. Nel 1993 l'Unesco gli assegnò il premio internazionale della musica mentre nel 2008 in Spagna vinse il celebre Premio Principe delle Asturie.

La forza del progetto di Abreu non è stata solo l'intuizione di creare cori e orchestre giovanili ma di portare gratuitamente l'educazione musicale nei quartieri poveri permettendo così al Venezuela di scoprire e coltivare talenti altrimenti invisibili. Il più famoso rimane di certo Gustavo Dudamel, oggi direttore della Los Angeles Philarmonic e dell'orchestra nazionale del Venezuela che sul suo profilo twitter ricorda con una vecchia foto che li ritrae insieme l'uomo a cui deve molto se non tutto. «Con tutto il mio amore - scrive - e eterna gratitudine al mio mentore e al creatore di El Sistema». Gli fa eco anche il presidente Nicolás Maduro, secondo cui Abreu «ha lasciato una grande eredità, morale, etica, culturale. La sua opera rimane nelle favelas del Venezuela». Mentre per il ministro dell'Educazione Elías Jaua «abbiamo perso un grande venezuelano. Grazie maestro per la tua meravigliosa eredità lasciata adesso ai bambini, alle bambine e ai giovani del Venezuela. Ti sei reso immortale nei cori e nelle sinfonie che hai seminato nel paese». Un'eredità che pesa però adesso come un macigno in un Venezuela stremato dalla fame e da un'economia al collasso a opera di un regime che riesce sì a ricordare il merito di Abreu ma che prosegue imperterrito nelle sue politiche economiche suicidarie.

Il cui prezzo viene pagato ogni giorno in modo sempre più amaro proprio da quella parte di popolazione cui Abreu voleva offrire un riscatto sociale.

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