Politica

Addio all'"uomo nero". Matteo ora è riabilitato dai salotti della sinistra

Arrivano consensi inaspettati per Salvini dopo anni di disprezzo e offese mediatiche

Addio all'"uomo nero". Matteo ora è riabilitato dai salotti della sinistra

La riabilitazione politica a sinistra di Matteo Salvini, un nome impronunciabile senza una smorfia di disprezzo almeno fino al 4 marzo scorso, ha già assunto i contorni della commedia all'italiana, non per nulla i protagonisti sono gli attori. Dopo il romanissimo e comunista (col portafoglio a destra) Claudio Amendola che elogia Salvini come «il politico più capace degli ultimi 20 anni» (cifra poi rialzata a 30), tra le anime belle del cinema italiano è tutto un trovare qualità nel leader leghista, magicamente tramutato da buzzurro inqualificabile in statista apprezzato anche nei salotti intelligenti.

Pure l'attore Antonio Albanese loda Salvini che «ha vinto perché ha frequentato i territori e ha saputo quindi intercettare tutto, malumori, gioie, dolori», dice l'inventore di «Cetto La Qualunque» intervistato dal Corriere della Sera. Così pure un'attrice-icona della sinistra romana con villa a Capalbio come Margherita Buy, che pur premettendo che le fa paura «una persona che sta dando molte paure oltre quelle che avevamo», confessa di aver molto rivalutato Salvini, «è arrivato dove voleva, è riuscito a tirarsi dietro un sacco di gente e questa è una capacità sua politica innegabile». L'attore Lando Buzzanca, ex simpatizzante di An, ormai è un vero salviniano: «Mi piace e l'ho anche votato!» dice in un'intervista a ilSussidiario.net. Ma il suo caso è diverso, Buzzanca è sempre stato di destra («Esserlo mi è costato un po', soprattutto nel mondo dello spettacolo. In tanti mi hanno boicottato per questo»).

A sinistra, invece, carezze e complimenti impensabili prima che la Lega prendesse quasi gli stessi voti nazionali del Pd, il partito di riferimento della categoria. Anzi, dar prova di disprezzo verso Salvini è sempre stata una medaglia al merito. L'elenco degli insulti ricevuti, meglio ancora se de visu in diretta tv, è sterminato. Lo scrittore «fasciocomunista» Antonio Pennacchi lo apostrofò con violenza: «Ma vai a scuola, ma studia! Sei senza cervello! Se fossi stato tua madre ti avrei riempito di botte quando eri piccolo!». Sempre in campo artistico, il cantautore «di sinistra» (ma con simpatie anche per il M5s) Antonello Venditti fu protagonista di una piazzata in tv contro Salvini: «Vedo scritto Ruspe in azione (sulla maglietta del leader della Lega, ndr). Ma in azione su cosa? Su cosa me devi dì? Su esseri umani? Aoh! Ma sei matto? Nun t'allargà!». Non si contano le volte che il vignettista Vauro ha dato del «razzista e fascista» a Salvini. Insulti lievi, in confronto a Oliviero Toscani, il fotografo dei Benetton che disprezza i veneti («tutti ubriaconi») e considera Salvini «un ritardato, è indietro, è lento, basta guardarlo di profilo, assomiglia all'uomo di Neanderthal» spiegò in radio. D'altra parte nel sistema politicizzato (a senso unico) dello spettacolo italiano l'offesa a Salvini è un titolo di merito, o almeno lo era prima delle elezioni. Al punto che, in occasione dell'arrivo di Salvini a Roma per il suo primo comizio nella capitale, si organizzò una manifestazione dal titolo «Mai con Salvini», che raccolse vaste adesioni nel mondo dello spettacolo, dai 99 Posse agli attori Moni Ovadia, Ascanio Celestini ed Elio Germano, che si produsse anche in una performance pro-migranti. Mentre lo scrittore Erri De Luca (quello che aizza i sabotatori della Tav) dava la linea: quello di Salvini «non è neanche razzismo, non arriva a quella temperatura. Le sue sono flatulenze verbali». Questo per l'ala dura della sinistra.

Per gli altri, si prevedono riconversioni sulla via di Bellerio.

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