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Addio a Bialetti, il genio della Moka che preparò il caffè all'Italia intera

Una vita avvincente come un romanzo. Andò da Onassis e gli chiese: «Per piacere, parla bene della mia caffettiera...»

Nel tempo i baffi, da neri, erano diventati bianchi. Renato Bialetti, a quei mustacci, non poteva rinunciare. Come non avrebbe mai tradito la sua Moka per nessuna ragione al mondo, neppure se George Clooney in persona fosse andato in ginocchio da lui, offrendogli un caffè con la macchinetta Nespresso. Vuoi mettere il freddo What else? col caldo Eh sì sì... sembra facile...Prodottooo Bialetttiii. Non c'è gara. Da una parte il glaciale spot nell'era del marketing tv, dall'altra l'appassionate scenetta nell'epopea di Carosello. Una realtà con quale il commendator Bialetti era costretto a convivere, pur non apprezzandola del tutto. Forse per questo ieri ha deciso di lasciarci a 93 anni, gran parte dei quali trascorsi a farsi interprete del miglior made in Italy industriale e di design. Senza dimenticare la geniale parte creativa, perché solo un genio della réclame (la stessa che oggi si chiama advertising) poteva immaginare negli anni '50 un personaggio fumettistico (doppiato da Raffaele Pisu) che parlava con la bocca a forma di lettere dell'alfabeto. Quel fumetto con cappello, sguardo languido, nasone e baffi era appunto la caricatura dello stesso Renato Bialetti, pubblicitariamente (e non solo) avanti anni luce rispetto alle moderne campagne commerciali che identificano il prodotto con il proprietario e viceversa. Renato Bialetti è passato alla storia delle grandi famiglie imprenditoriali, lanciato nel mondo l'invenzione del papà: la Moka, caffettiera che sarebbe entrata nelle case di tutti gli italiani. Un oggetto che, nonostante la concorrenza globalizzata delle «capsule», mantiene ancora la sua fetta di mercato, grazie a un pubblico affezionato che il caffè ama ancora prepararselo «artigianalmente» e non trovarselo in tazzina già bello e pronto. Bialetti l'ultimo saluto lo ha dato dalla casa di Ascona, in Svizzera. L'azienda non era più sua dalla fine degli anni '80, quando la cedette alla Faema e in seguito finì alla famiglia Ranzoni di Brescia. Nel 2013, festeggiando l'80° compleanno della Moka, Bialetti raccontò del suo incontro con Onassis: «Presi il coraggio a due mani e lo seguii e gli dissi: Sono un giovane imprenditore italiano, mi dia una mano, lei che ha cominciato dal nulla come me. Quando rientra nella hall dica che usa una mia caffettiera; mi serve per fare colpo su questi riottosi clienti. Tornai, convinto e rassegnato che Onassis avrebbe tirato dritto. Invece avvenne il miracolo. Onassis, fingendo di vedermi all'ultimo istante, tornò indietro, mi diede una pacca sulle spalle e disse: Renato, come va? Ma sai che non ho mai bevuto un caffè buono come quella della tua caffettiera?». Intesa come oggetto di design, oggi la caffettiera è esposta come un'opera d'arte al Moma di New York e alla Triennale di Milano. Renato Bialetti era nato nel 1923 ad Omegna, dove era cresciuto nell'azienda fondata dal padre. Subito si buttò nell'avventura paterna intuendone la forza. Dopo la cessione della società alla Faema, nel 1986, si era poi trasferito in Svizzera, ma amava tornare nei luoghi della giovinezza. Per molti italiani e non solo, la Moka Bialetti è diventata negli anni un simbolo, un oggetto familiare che non si poteva non avere un casa. Uno studio del 2010 ha rilevato che ne possiede almeno una, in casa, oltre il 90% degli italiani. Se il padre Alfonso la inventò, Renato ebbe l'intuizione e l'intelligenza di investire molto sulla Moka. Da un lato rafforzò le esportazioni, dall'altro investì in pubblicità. Con Carosello, la consacrazione: lo spot dell' «omino coi baffi» divenne uno dei momenti più seguiti. Il boom sul mercato della Moka fu di proporzioni enormi proprio grazie a quell'«omino» creato da Paul Campani: un disegno familiare, di facile ricezione divenuto per generazioni sinonimo di caffè, colazione, «quasi che se ne sentisse il profumo» amava dire il suo inventore. Ma l'avventura della Bialetti continua fino ad oggi: nel 1986 Renato la vendette alla Faema che decise di diversificare la produzione, da allora sempre più attenta, oltre alla Moka, ai piccoli elettrodomestici. Nel 1993 Bialetti venne ceduta alla lombarda Rondine Italia, produttrice di strumenti per la cottura, con la quale nel 1998 poi si fuse dando vita a Bialetti Industrie, azienda quotata in borsa dal 2007. Da allora non sono mancati lanci di nuovi prodotti. Ma tutti rigorosamente «targati» Bialetti. Coca che Sembra facile.Eh sì sì... sembra facile.

In realtà, impresa ben difficile.

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