Cronache

Addio Nina, ragazza americana amata dagli italiani

Ritratta nell'agosto del '51 a Firenze in un'immagine simbolo. Prima di proteste e #MeToo

Addio Nina, ragazza americana amata dagli italiani

N inalee Craig Allen è morta. Aveva novantadue anni. Dicono che fosse ancora una donna bellissima. Chi era mai stata questa americana di Indianapolis che ha meritato un omaggio e una memoria sulle pagine del Washington Post?

Era l'agosto del Cinquantuno quando Ninalee, per festeggiare la sua laurea, si era regalata una vacanza in Europa, prima la Spagna, poi la Francia, infine l'Italia, Firenze. Aveva preso alloggio al Berchielli, in lungarno degli Acciaiuoli, per un dollaro a notte, dove incontrò Ruth Orkin, fotografa di passione. La mattina alternava nuvole a luce grigiastra, carica di umido calore e di profumi, quell'estate fiorentina portò le due donne americane verso piazza della Repubblica. Ruth capì che quella sarebbe stata il set per una ideale istantanea turistica. Ninalee prese a camminare decisa, calzava sandali, indossava una veste nera, ampia era la gonna sulla quale una sciarpa copriva la metà della spalla e del fianco, in mano stringeva una borsa a sacco, lisci i capelli e raccolti, l'espressione superba, quasi tronfia. Attorno le ronzava un manipolo di maschi italiani, una quindicina in tutto, stupefatti, increduli, straniti da quella apparizione imprevista al tempo. Ruth chiese a un paio di questi di non guardare verso la macchina fotografica, mise a fuoco, trovò il momento, scattò la fotografia. Si vedono soltanto pappagalli maschi, di ogni età, stazza e tipo, figure grasse, lontane e vicinissime, c'è il bullo che la sfotte accovacciato sullo scooter, porta i mocassini e i calzini bianchi, il maglione dal quale spuntano le alette svolazzanti della camicia, un sodale, seduto sul sellino posteriore, si sporge appena ghignando; si seppe, poi, che il bulletto era Carlo Marchi, fratello di Bona Marchi Frescobaldi. All'angolo, quasi ingobbito, sta un tipo rozzo, tiene un ombrello chiuso per reggere la propria volgarità, mette le labbra a culo di gallina per fischiare, come nei saloon, all'indirizzo dell'americana e, per somma raffinatezza, si tocca il basso ventre; questa immagine venne poi cancellata in alcune riproduzioni. Altri, a pochissimi metri o distanti, in penombra, assistono alla sfilata come davanti alla processione della madonna. Ninalee non regala loro nemmeno uno sguardo, una smorfia, un sorriso. La fotografia diventò un'icona, con il titolo, Ragazza americana in Italia. Ninalee non avvertì alcun fastidio, non ci furono parole pesanti in quella mattina, il suo passaggio lasciò profumo di donna e pensieri sparsi nel leggero vento fiorentino. Quella passeggiata la fece innamorare degli italiani, sposò Achille Passi, nobile veneziano, andò a vivere nella splendida villa di Treviso. Per un gioco del destino si scoprì che il bullo dello scooter era anche il cugino di Achille, la famiglia impose di tenerne in segreto il nome. In America l'immagine venne letta e commentata come un'offesa, volgare, maschilista, su Cosmopolitan venne presentata con il titolo «Quando Tu viaggi da sola», i puritani bacchettoni costrinsero un ristorante di Filadelfia a togliere la fotografia all'interno del locale, mentre la Kodak la usò come lancio pubblicitario di una nuova pellicola fotografica e fu proprio Ninalee a trovarsela di fronte alla Grand Central Station. Ninalee Craig Allen si risposò, a New York, con un imprenditore canadese. Per lei, quella fotografia ricordava un gioco, divertente, di giovinezza libera. Oggi sarebbe oggetto di manifestazione di protesta di piazza e di denuncia pubblica.

A chi le diceva di amare l'Italia e gli italiani, Ninalee, ripensando a Firenze, calzando di nuovo i sandali e raccogliendo i capelli, avrebbe risposto: «Me too».

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