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Un addio senza clamore Così l'eutanasia rispetta la vita

Un addio senza clamore Così l'eutanasia rispetta la vita

Siamo abituati al clamore, quando si discute di eutanasia, tanto che quasi per attenuarlo si preferisce chiamarla «dolce morte», come se la morte potesse essere davvero dolce. Ma non voglio discutere della questione etica, se sì, se no, in quali casi. Si tratta di un tema così radicato nelle coscienze che è quasi impossibile far cambiare parere a qualcuno, in un senso o nell'altro: neanche dicendo agli oppositori dell'eutanasia che la vita è la proprietà privata più sacra, e che quindi ognuno ha diritto di rinunciarci, di passare da una sofferenza senza fine a una fine senza sofferenza.

Dino Bettamin, settantenne malato di Sla, ce l'ha fatta. Ha ottenuto di venire addormentato, e di dormire fino a quando il cuore ha battuto per l'ultima volta. Ci è riuscito nel pieno rispetto delle leggi. Ufficialmente è la prima volta in Italia e questo significa prima considerazione che l'eutanasia legale è ormai possibile anche da noi, sia pure con un'ipocrisia di fondo. La sedazione fino alla morte infatti è consentita in presenza di un «sintomo refrattario», ovvero che non può essere trattato altrimenti. Per Dino il sintomo refrattario era l'«angoscia incoercibile anche con farmaci e trattamenti psicologici». Detto in parole non povere più nobili voleva morire. Ha baciato un'ultima volta la moglie, che gli era vicino, e si è addormentato sapendo che non si sarebbe più svegliato. Dovremmo salutarlo come un uomo forte e coraggioso.

La seconda considerazione è che il forte e coraggioso Dino se n'è andato senza clamore intorno a sé, e quello che oggi affanna giornali e televisioni non lo riguarda più. Tutti ricordiamo i casi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro, di cui si dibatté per anni sulle prime pagine quanto nei bar e nei tribunali. Quella di Welby e del padre di Eluana, in coma irreversibile da 17 anni, fu una battaglia di principio, lo scopo non era soltanto individuale, si voleva sollevare un caso che valesse per tutti. Fu necessario - e giusto - così.

Dino invece ha voluto e potuto morire in pace e nel silenzio, senza che i media ne sapessero niente mentre lui era in vita. Non ne ha avuto bisogno, questo è il punto. Ha incontrato dei medici che, senza dover rischiare la galera, hanno interpretato in modo estensivo la legge e l'hanno liberato da una sofferenza inutile. Dunque non è stata inutile quella di Welby e di Eluana. Anche la morte sarà più dolce, senza clamore e nel pieno rispetto della vita.

@GBGuerri

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