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"Adesso siamo pronti ad abbattere il regime"

Uno dei militari ribelli: «Altri si solleveranno contro la tirannia castro-comunista»

"Adesso siamo pronti ad abbattere il regime"

«Paolo buon giorno, ho cominciato pochi minuti fa l'operazione David e, se fallirà, dovrò scappare via dal Venezuela con la massima urgenza». Mi sveglia così, nel cuore della notte con una chiamata telefonica in cui parla nervosamente a scatti un mio contatto venezuelano, già costretto a rifugiarsi in Europa dopo la repressione del febbraio del 2014, la stessa che aveva portato in carcere il leader dell'opposizione Leopoldo López.

All'epoca Nicolás Maduro riuscì a far credere al mondo che le 43 vittime di quella feroce violenza fossero da attribuire «all'opposizione fascista», e ne approfittò per arrestare gli avversari politici più scomodi e chiudere gli ultimi canali tv indipendenti rimasti in Venezuela. Peccato che in quell'occasione il primo morto, ucciso da due 007 della dittatura (il Sebin), fosse stato l'ex poliziotto Juan Montoya, alias il Comandante Murachí del gruppo Carapaica, un «collettivo chavista» che proprio poche ore prima della sua morte aveva denunciato la corruzione dei principali uomini del regime, su tutti quel Diosdato Cabello ancor oggi il vero leader politico della dittatura bolivariana, assai più potente dello stesso presidente Maduro.

L'Operazione David mi fa sobbalzare dal letto perché ha «come obiettivo il chiamare a raccolta tutte le forze sane dell'esercito per abbattere questa dittatura che affama il popolo e andare al più presto ad elezioni, libere e universali», mi spiega il mio contatto.

La voce del mio interlocutore - peggiorata da quando ha lasciato l'Europa un paio di mesi fa per «tornare in Venezuela e liberarlo dalla dittatura» - è preoccupante. Il suo tono è stanco ed è divenuto roco nelle ultime settimane, forse a causa delle tante sigarette e bottiglie di rum bevute, come accade a chiunque decida d'imbracciare le armi in un contesto di guerra civile. «Sto con Oscar Pérez (agente della scientifica che a fine giugno sorvolò in elicottero la Corte Suprema di Caracas lanciando un paio di granate e poi dileguandosi nel nulla, nda), siamo in tanti e il nostro unico piano è quello di vincere mi risponde, spiegandomi in sintesi l'Operazione David vedrai che nelle prossime settimane si solleveranno molti militari per salvare il Venezuela dalla tirannia castro-comunista».

Passano cinque ore e per bocca del comandante dell'Esercito Vladimir Padrino López, il regime di Maduro annuncia di avere soffocato «i terroristi», uccidendone un paio e catturandone sette. Il mio contatto smentisce e assicura: «Il capitano Juan Caguaripano e i suoi uomini, dopo questa prima azione, ce l'hanno fatta a uscire da Fuerte Paramacay, scappando sulle montagne circostanti la città di Naguanagua, nella regione di Carabobo. Hanno portato con loro un grande quantitativo di armi e di munizioni che c'erano all'interno del forte e questo farà dell'Operazione David un successo».

La guerra di liberazione insomma, è appena cominciata. PM

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