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Afd, prove di Bundestag: "Ora il nostro linguaggio diventerà più moderato"

Prima riunione come gruppo parlamentare. Ma pure il marito dell'ex leader Petry se ne va

Afd, prove di Bundestag: "Ora il nostro linguaggio diventerà più moderato"

Una grande vittoria e una grande lotta tra primedonne. L'AfD, il partito ultra destra che ha ottenuto uno storico risultato, che entra in Parlamento con 90 deputati, arrivato terzo alle elezioni di domenica entrando per la prima volta al Bundestag, ora tira le fila. «La campagna elettorale è finita. Noi abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei nostri elettori. Ed è ovvio che il linguaggio di una campagna è diverso da quello che si usa in Parlamento», ha detto Alexander Gauland, incontrando la stampa in Parlamento, prima di riunire il gruppo parlamentare di Afd. E ieri, il partito si è riunito per la prima volta come gruppo parlamentare nel Bundestag, nell'edificio Marie-Elisabeth-Lueders. Si tratta di un momento dalla portata simbolica importante in Germania. «Alternative fuer Deutschland», partito dalle tesi assai controverse, che spaventa opinione pubblica e politica, ha ottenuto il 12,6% (e 94 seggi).

In casa però, il partito invece si tira i capelli. Lotte interne ma non più così intestine, destinate a scoppiare perchè ormai arrivate a un punto di non ritorno. C'è la bionda, Alice Weidel da un lato, che sembra apparentemente la vincitrice e Frauke Petry, la mora, che ammaina la spada e si ritira. Apparentemente almeno. Si perché dopo aver annunciato l'altro ieri di non intendere entrare nel gruppo parlamentare al Bundestag, ieri, Petry sinora co-presidente del partito, ha annunciato che lascia. E con lei se ne va anche il marito, Marcus Pretzell, influente leader dello schieramento nello Stato di Nord Reno Westfalia. «Dopo le parole di Frauke Petry, chiedo un atto di responsabilità: che lasci la sua carica e non provochi ulteriori danni al partito», aveva velenosamente dichiarato la Weidel dopo che la presidentessa aveva annunciato la sua intenzione di lasciare la formazione di cui è presidentessa dal 4 luglio 2015. Erano arrivate fortissime pressioni addosso alla Petry, non solo la Weidel, ma molti alti esponenti dell'AfD, le avevano chiesto di andarsene dal movimento. Una spaccatura Weidel Petry che ormai non poteva più reggere. Da tempo nell'AfD aleggiavano due correnti ormai diventate incompatibili. Da una parte l'ala relativamente più moderata rappresentata da Petry, volta a rendere accettabili a una base più larga le posizioni del partito, dall'altra una posizione più fondamentalista. Da mesi Petry era stata progressivamente isolata nel partito a causa del suo tentativo di cacciare antisemiti e nostalgici come Bjoern Hoecke e per le tensioni crescenti con l'ala «voelkisch», ultranazionalista. Per uscire dall'angolo, probabilmente per prevenire un'altra sconfitta, aveva rinunciato in primavera a correre per la cancelleria, spianando la strada al duo Gauland-Weidel. Grossa rinuncia la sua. Petry era stata appena eletta con mandato diretto al Bundestag grazie a un voto plebiscitario nel suo collegio della Sassonia est. Petry ha inflitto al partito uno choc che per molti suona come una vendetta,prima si rifiuta di sedersi accanto ai suoi ormai ex compagni e poi l'affondo. I ponti tagliati definitivamente. Lei, la leader che aveva preso in mano le redini dell'ex «partito dei professori» dopo la prima, grave scissione nel 2015, quella del fondatore, Bernd Lucke, lascia del tutto. Ieri, altri due esponenti del partito hanno annunciato che la seguiranno.

Si fanno ipotesi, siederanno al Bundestag come Indipendenti o daranno vita ad una nuova formazione.

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