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Afghanistan, Usa in affanno. E la Russia blinda i confini

All’indomani della decisione di Obama di mantenere le truppe americane a Kabul sino al 2017, Putin muove l'esercito per blindare i confini russi e delle ex repubbliche sovietiche. Ostenta così la capacità di giocare su tutto lo scacchiere internazionale

Afghanistan, Usa in affanno. E la Russia blinda i confini

Il duello tra la Russia e gli Stati Uniti si allarga dalla Siria all’Afghanistan. All’indomani della decisione di Barack Obama di mantenere le truppe americane a Kabul sino al 2017, Vladimir Putin intende muovere l'esercito per blindare i confini russi e delle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale contro il rischio di un’espansione della minaccia terroristica dall’Afghanistan, sia essa talebana o del sempre più presente Stato islamico.

Forse era una mossa pensata in previsione proprio del progressivo ritiro delle forze Nato dall’Afghanistan e del vuoto di potere che avrebbe lasciato. Ma oggi si è trasformata in una nuova dimostrazione di forza per ostentare la capacità di giocare su tutto lo scacchiere internazionale e, dopo la Libia e la Siria, denunciare l’ennesima debacle della politica estera americana. Per il Cremlino, infatti, la decisione della Casa Bianca di sospendere il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, con l’immediata minaccia talebana di "una guerra totale" contro bersagli americani, è "un’altra evidente testimonianza del completo fallimento della campagna militare di 14 anni da parte di Washington e dei suoi alleati". Per questo ora la Russia interviene direttamente, rivendicando il ruolo nell’Asia centrale, in aperta concorrenza con gli Stati Uniti.

Le truppe di Mosca sembrano destinate a presidiare le porose frontiere che l’Afghanistan condivide con il Turkmenistan, l’Uzbekistan e soprattutto il Tagikistan, nel timore non più soltanto di fiumi di droga ma anche di infiltrazioni terroristiche. I soldati di Mosca dovrebbero fare la parte del leone della task force comune decisa oggi da tutti i leader della Csi, la comunità degli Stati indipendenti nata dalle ceneri dell’Urss, in un vertice tenutosi in Kazakhstan e dominato come sempre dal leader del Cremlino. "Davvero la situazione in Afghanistan è vicina alla criticità - ha denunciato Putin, rilanciando l’allarme delle scorse settimane - terroristi di ogni tipo stanno guadagnando una sempre maggiore influenza e non nascondono i loro piani di ulteriore espansione". "Uno dei loro obiettivi è penetrare nella regione dell’Asia centrale: per noi è importante essere pronti a coordinare una risposta a questo scenario", ha ammonito il leader del Cremlino ricordando che da 5000 a 7000 persone provenienti dalla Russia e dai Paesi della Csi stanno combattendo per lo Stato islamico e potrebbero tornare con l’esperienza acquisita in Siria.

Già un mese fa Putin aveva lanciato l’allarme sul "peggioramento" della situazione in Afghanistan dopo il progressivo ritiro della missione Isaf, "aggravato" a suo avviso dalla crescente influenza dell’Isis. "È emersa la reale minaccia dei gruppi terroristici ed estremisti che attraversano il confine di Stati con cui condividono la frontiera", aveva avvisato all’indomani dei tragici scontri avvenuti in Tagikistan tra le forze dell’ordine e un presunto gruppo di estremisti islamici accusato di aver attaccato la capitale e la città di Vahdat, con blitz costati la vita ad una dozzina di poliziotti e ad una ventina di militanti. Il confine più a rischio, dopo la presa di Kunduz il mese scorso da parte dei talebani, sembra proprio quello tagiko-afghano, del quale erano responsabili le truppe di frontiera russe sino al 2005. A distanza di dieci anni potrebbero ritornarci.

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