Politica

Agente col vizio del gioco fredda moglie e due figlie

Aveva sperperato una fortuna in gratta-e-vinci Ha sparato con l'arma d'ordinanza e si è ucciso

Valentina Carosini

Genova Un biglietto, una telefonata al 113 e poi soltanto le sirene dei mezzi di soccorso e delle forze dell'ordine. Ma non c'è stato nulla da fare ieri mattina a Cornigliano, ponente di Genova, dove all'alba Mauro Agrosì, 50 anni, poliziotto del Reparto mobile di Bolzaneto, ha ucciso a colpi di pistola la moglie Rosanna Prete, 48 anni, e le due figlie della coppia, Giada di 11 e Martina di 14 anni e poi si è tolto la vita. La strage all'alba in un appartamento all'ultimo piano del civico 6 in piazza Mario Conti. L'uomo ha sparato con la pistola d'ordinanza, coprendola con un cuscino per attutire i colpi, e ha freddato la compagna e le figlie ancora nel sonno. Poi ha chiamato il 113: «Ho ammazzato tutti, vi lascio la porta aperta». L'ultimo messaggio. A questo punto ha puntato la pistola contro di sé e premuto il grilletto. Erano le 6.30 del mattino.

Nessun segnale che facesse presagire un simile gesto, nel silenzio dell'appartamento sono rimaste solo le parole contenute in un biglietto lasciato dall'uomo: «Troppi problemi insormontabili. Non voglio lasciarvi senza marito e padre: porto tutti con me».

Sullo sfondo della tragedia una famiglia normale - come la descrivono i vicini -, una bella coppia, nessun' ombra apparente, mai un litigio o uno screzio. Ma qualcosa che non andava si scopre adesso, pare che ci fosse. Soprattutto nella vita di lui, a quanto pare assiduo giocatore, quasi compulsivo. Spendeva parecchi soldi con i «Gratta e vinci», forse anche con le slot. Le indagini si sono concentrate su forti spese accumulate alle lotterie istantanee. Secondo gli inquirenti, però, l'ammontare non sarebbe stato tale da giustificare il gesto.

Proprio per chiarire meglio la situazione, ieri sono stati ascoltati dalla polizia amici, familiari e colleghi dell'agente.

«Persone discrete, un padre sempre sorridente, una coppia felice», ricordano tutti. Qualche momento difficile per l'uomo e la sua famiglia d'origine, c'era stato, spiegano i conoscenti più stretti, ma sembrava superato. «Prima la scomparsa del padre di lui - spiega Salvatore, un cugino - poi il fratello, morto cadendo dalla finestra di casa della madre». Un suicidio, dicono le cronache. Vicende che avevano provato l'intero nucleo familiare. «Li avevo incontrati sabato - ripete anche un'amica, Rosa Manfredi - mano nella mano con la moglie. Non ci sono parole».

Sconvolta anche la comunità scolastica dell'istituto Calasanzio di Genova, dove andavano a scuola le figlie del poliziotto.

«Un padre attento e affettuoso, presente e d'aiuto in ogni attività del gruppo. Accompagnava ogni giorno Giada, iscritta alla quinta elementare», racconta il rettore dell'istituto. Martina, la più grande delle due figlie, frequentava il primo anno in un liceo linguistico cittadino.

«Era venuto ad aiutarci venerdì - continua il rettore - aveva aggiustato il videoregistratore e in questi giorni doveva rientrare al lavoro dopo un'operazione».

«Questa mattina - conclude - è intervenuto uno psicologo per aiutare le insegnanti e i genitori ad affrontare la situazione in classe, con i compagni della piccola. Una tragedia che ha lasciato tutti senza parole».

Sempre a Cornigliano, nel 2003, con modalità simili un agente della questura aveva sparato alla moglie e ai due figli uccidendoli e poi si era tolto la vita.

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