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Gli agenti: «Siamo pochi» Ma una ricerca Ue dimostra l'esatto contario

La polizia penitenziaria denuncia «organici inadeguati» ma in Europa il nostro Paese ha il record delle «divise» in servizio

La clamorosa evasione dal carcere romano di Rebibbia dei due romeni che, come in un film, hanno segato le sbarre e sono scappati scendendo con le lenzuola annodate, ha scatenato immancabili polemiche. Che puntano in buona parte sulle carenze di organico della polizia penitenziaria. È davvero così? Le denunce dei sindacati degli agenti di custodia sembrerebbero confermarlo, e pure l'Istat, nel suo ultimo rapporto sui detenuti, considera «sottodimensionate» le attività di custodia nelle prigioni nostrane, ricordando che il Dap «considera ottimale il rapporto 1 a 1 tra detenuto e personale di custodia», mentre la media italiana è di 60,9 guardie per 100 carcerati.Ma forse c'è qualcosa che non funziona nel sistema, se di fronte alle denunciate carenze di organico ci sono poi casi - denunciati appena ieri proprio dal sindacato Sappe - di carceri che ospitano solo agenti di polizia penitenziari pur non avendo «ospiti». Succede a Sala Consilina, in provincia di Salerno, e a Savona. Insomma, «la legge prevede la chiusura di tutte le carceri con meni di 51 detenuti, ma le guardie sono rimaste lì», sintetizza il segretario del Sappe Donato Capece.E in effetti, guardando al resto dell'Europa, non sembra che il problema delle patrie galere sia nello squilibrio tra detenuti e guardie. L'ultima relazione sulle carceri del Consiglio d'Europa riporta come la media europea, con 3,6 detenuti per ogni agente di custodia, sia «peggiore» di quella del Bel Paese, che nel 2013 contava 37.150 agenti di custodia per una popolazione carceraria di 64.835 persone (a oggi sono 52.475) per un rapporto di 1.7 a 1. Su 50 nazioni, siamo dietro solo ad Andorra, Cipro, Danimarca, Irlanda, Irlanda del Nord, Liechtenstein, Monaco, Olanda, Norvegia, San Marino e Svezia. Paesi le cui prigioni, sommate, hanno meno della metà dei nostri ospiti.Anche i partner Ue con un numero di detenuti comparabile al nostro contano su un organico di guardie più ridotto, che si riflette in un maggior numero di reclusi per ogni agente di custodia: 2,5 per la Germania, 2,7 in Francia, 3,7 in Spagna e 5 in Polonia. Un dato che non si traduce necessariamente in minor sicurezza: nel 2012 il tasso di evasione ogni 10mila detenuti era pari al 2,1 per l'Italia (14 in fuga su 66mila: la media è migliorata nel triennio successivo, con 21 evasioni in totale). Fa peggio la Francia (13,3, 89 evasioni su 66mila), mentre dalle galere di Germania, Spagna e Polonia, nello stesso anno, sono scappati complessivamente solo 11 reclusi.In tutta la Ue, insomma, nessuno ha tanti poliziotti penitenziari quanto noi. Ed è lecito il dubbio che forse più che l'organico il problema sia il modo in cui viene utilizzato. Se è vero - lo dice il Dap - che nel padiglione dove è avvenuta l'evasione c'erano 9 agenti per 300 detenuti, servirebbe una razionalizzazione. Per cominciare, già sul territorio nazionale il rapporto guardie/detenuti è molto variabile: se in Basilicata ci sono 87 agenti ogni cento reclusi, in Lombardia il dato si ferma appena sopra il 50. Poi c'è la questione dei sistemi di allarme, sollevato proprio dai sindacati degli agenti di custodia, insieme agli organici carenti. Mancano i fondi per la manutenzione delle strutture e non si investe nei sistemi hi-tech di controllo, vigilanza e videosorveglianza, come la fuga dei due romeni ha dimostrato. Lo ha ammesso anche il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri. Rivendicando la sicurezza delle carceri e i fondi stanziati dal governo nella legge di stabilità, sia per il personale che per potenziare gli impianti di allarme, «perché siano più moderni ed efficienti», visto che i due detenuti fuggiti avrebbero approfittato proprio del mancato funzionamento dell'allarme sulle mura di cinta del carcere capitolino.

Quanto agli agenti che fanno la guardia alle mura delle carceri vuote, Ferri ha assicurato che «il ricollocamento» delle guardie avverrà «in tempi brevissimi».

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