Cronache

Aggredita dal marito un anno fa Uccisa in strada dal compagno

Il primo uomo l'aveva accoltellata perché si era messa con il secondo. Che, abbandonato, le ha sparato tre colpi al petto

Aggredita dal marito un anno fa Uccisa in strada dal compagno

Andrea Cuomo

Era scampata l'anno scorso alla furia di un uomo, non l'ha fatta franca ieri, morendo per mano di un altro uomo. Entrambi erano il suo, di uomo. O lo erano stati.

È la storia triste e quasi incredibile di Maria Tino, 49 anni, di Dragoni, nella provincia di Caserta. Una donna che in un anno ha conosciuto due volte il lato oscuro dell'amore, l'abisso della gelosia e della possessività, quello che spegne il cervello e arma la mano. Quasi sempre quella dell'uomo. Maria non potrà raccontarlo. Non più.

Maria era una casalinga che però riusciva a tirare su qualche euro facendo lavori di sartoria di cui era molto orgogliosa. Spesso postava su Facebook i suoi rammendi invisibili, i vestiti aggiustati. Ma Maria era in ansia negli ultimi tempi. Voleva liberarsi di quello che dopo aver lasciato il marito era diventato il suo compagno, Massimo Bianchi, di 61 anni. Un operaio. Un uomo tranquillo, con la fedina penale pulita, però ossessionato da quella donna piacente, di dodici anni più giovane. La storia era andata avanti per un po' qualche tempo fa lei stessa aveva ammesso come accade al giorno d'oggi, ovvero aggiornando il suo stato su Facebook, che con Bianchi erano «una coppia di fatto». Poi qualcosa era andato storto. In paese dicono che lei lo aveva lasciato da tempo ma lui non si era rassegnato, continuava a pretendere le sue attenzioni, voleva averla a fianco. Lei non si è spaventata, ha tenuto duro malgrado, come vedremo, avesse già conosciuto quanto folle possa diventare un uomo quando la sua passione non è ricambiata. Maria non voleva tornare con lui. Malgrado ciò non risultano denunce della donna nei confronti di Bianchi. Probabilmente lui non aveva mai passato il segno. Oppure Maria si era rassegnata a queste attenzioni troppo pressanti, come spesso accade al Sud, dove andare dai Carabinieri è spesso l'ultima spiaggia.

Stacco. Passiamo a ieri. Massimo è ormai reso folle dalla rabbia. Aspetta la donna nella piazza Municipio, la principale del piccolo paese dell'alto Casertano, e quando la vede camminare estrae una pistola rimediata chissà come e spara. Uno, due, tre colpi in mezzo a una piazza affollata, fino a quindici. Una contabilità da agguato di camorra per quello che invece è solo un «delitto passionale», come si diceva un tempo nei romanzi d'appendice. Tre colpi raggiungono Maria al torace, la uccidono sul colpo, i soccorsi arrivano ma sono inutili. Massimo non fugge, si acquieta. Le sue braccia diventano molli. Aspetta l'arrivo delle forze dell'ordine, non si ribella nemmeno per un attimo quando dopo pochi minuti in piazza Municipio i Carabinieri di Piedimonte Matese lo arrestano.

La storia di Maria è un manifesto della violenza sulle donne. Già nel 2016 la donna era stata aggredita con un coltello dal suo ex marito, tutt'ora detenuto con l'accusa di tentato omicidio. Il coniuge si era accorto della relazione di Maria con Bianchi e non l'aveva presa bene.

Quello stesso Bianchi che ieri ha chiuso nel modo più definitivo la storia di un triangolo amoroso con un angolo al cimitero e due in carcere.

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