Politica

Aggressione alla Meloni Sputi e calci antifascisti

Contro la leader Fdi anche una bottigliata E i manifestanti intonavano «Bella Ciao»

Aggressione alla Meloni Sputi e calci antifascisti

Roma Gli applausi e la solidarietà di Pontedera lavano l'aggressione con insulti e sputi riservata dalla «democratica» Livorno a Giorgia Meloni, durante la sua visita in città per ascoltare commercianti e imprenditori. «Non solo ci è stato impedito di parlare con loro ha detto la leader di Fratelli d'Italia in comizio - ma ci hanno anche aggrediti. Peccato che i soliti giornali schierati abbiano passato la notizia come una semplice contestazione. Perché se ti sputano addosso, ti lanciano le bottigliette, ti prendono a calci la macchina e ti insultano, ma sei di destra, è solo una contestazione. Se invece sei di sinistra attivano i caschi blu dell'Onu».

La visita a Livorno, città in cui nacque il Pci e che dopo decenni di amministrazione di sinistra è finita nelle mani dei grillini, si è risolta ieri tra urla, sputi e cori contro la leader di Fratelli d'Italia. Separata dai manifestanti «antifascisti» da un cordone di polizia, la Meloni non ha potuto concludere gli incontri in programma con i commercianti e mentre i manifestanti intonavano «Bella ciao» e il coro «Livorno antifascista», la parlamentare, in diretta Facebook, rispondeva attaccando sinistra e grillini: «Non sanno più come impedirci di parlare. Questi sono i loro metodi quando hanno paura. Perché la verità è che non sanno più cosa dire agli italiani, ai quali non possono raccontare come hanno distrutto il Paese». Una donna, esponente di un partito presente in Parlamento, è stata vittima di una violenta campagna di odio: «Dove siete anime belle della democrazia? Dove siete Grasso, Boldrini, Renzi, Gentiloni? A questi signori non avete niente da dire?», chiede la Meloni. L'aggressione di Livorno viene subito dopo cancellata dall'accoglienza di Pontedera, dove la leader di Fdi era attesa per una sorta di resa dei conti con il sindaco Pd, Simone Millozzi. Nei giorni scorsi, alcuni militanti di Fdi erano stati multati perché avevano allestito un banchetto rifiutandosi di firmare, per il permesso, un modulo con cui ci si dichiara «antifascisti» e contrari a «ideologie razziste». Un modulo che, per Fratelli d'Italia, è illegittimo e anticostituzionale. Con la sua presenza, ieri a Pontedera, la Meloni ha così sfidato il sindaco: «Noi non ci facciamo dire da Millozzi e dalla sinistra cosa dobbiamo dire, non ci facciamo insegnare la democrazia dalla sinistra. Noi siamo qui non solo per Fdi, ma per stabilire un principio fondante della nostra civiltà contenuto nella Costituzione: si chiama libertà di espressione». E ancora, la parlamentare su un'Ape Piaggio si infiamma: «Vogliono impedirci di parlare, manco fosse il 1979. Questa sinistra che agita il fantoccio del fascismo non sa più come nascondere agli italiani le gravi cose che ha fatto al Paese. Perché noi non andiamo mai a contestare e aggredire i comizi degli altri? La risposta è perché le loro idee non ci fanno paura, perché abbiamo cose importanti da dire come la difesa del lavoro italiano, dell'impresa, dei confini, delle famiglie e dell'identità italiana». L'ultimo affondo è dedicato all'immigrazione: «La gente non abbocca più alla favoletta che l'immigrazione è una grande risorsa. Per l'intellighentia lo è finché stanno lontani dalle loro case di Capalbio. Loro che l'unico immigrato che hanno visto è il loro maggiordomo».

L'impegno a garantire la libertà d'espressione l'ha preso con la Meloni il ministro Marco Minniti, che in serata l'ha chiamata per esprimerle solidarietà e «l'impegno a garantire tutti gli spazi di libera espressione democratica nel nostro Paese».

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