Politica

Voi col canguro, noi coi marò

I nostri militari dimenticati in India dal governo Renzi

Voi col canguro, noi coi marò

Ci scusiamo con i lettori se non dedichiamo queste poche righe al dibattito sulle riforme, tema che appassiona e domina da giorni le prime pagine di giornali e tg. Ma sono passati trenta mesi e i nostri marò sono ancora prigionieri in India. Le parole si sono sprecate e ormai non servono più. Potremmo passare agli insulti se fossimo sicuri che servissero a smuovere le belle statuine al governo. Perché i nostri fucilieri di Marina continuano a non vedere la fine della loro incredibile odissea. L'udienza prevista ieri al tribunale speciale di New Delhi, che si occupa del caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è stata rinviata al 14 ottobre. Al di là delle spiegazioni ufficiali (il magistrato indisposto), è evidente l'imbarazzo indiano nel giudicare la vicenda. Non sarebbero altrimenti giustificabili le decine di udienze, rinvii, cambi di giudici e di corti competenti in questi due anni e mezzo, in cui non è stata neppure formalizzata un'accusa nei confronti dei marò. Quindi, o l'India è un Paese incivile oppure non sa davvero che pesci pigliare. Noi propendiamo per la seconda ipotesi. E questo rende ancora più intollerabile la passività del nostro governo che, a parte qualche roboante annuncio, non ha cavato un ragno dal buco. Che fa il ministro degli Esteri Mogherini oltre a firmare accordi suicidi con l'Azerbaigian e a invocare un intervento dell'Europa per risolvere il caos libico (creato dall'Europa)? E Renzi, invece di sprecare tempo ed energia per spingere la poco adeguata Mogherini ai vertici europei, non poteva impegnarsi senza chiacchiere a riportare a casa Latorre e Girone? Domani il nostro premier sarà in visita ufficiale al Cairo. Iniziativa encomiabile ma, ribadiamo, non era meglio andare in India per cercare di districare l'assurda vicenda dei marò? Non ci sono più spazi negoziali? Allora è ora di andare a un arbitrato internazionale obbligatorio.

Se dopo 30 mesi premier e ministri italiani non hanno ancora capito che New Delhi sta menando il can per l'aia, allora è meglio che cambino mestiere.

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