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Agguato sulla legge elettorale Guerra Pd-M5s, salta il patto

I franchi tiratori affondano il sistema tedesco che torna in commissione. Il voto segreto diventa palese: è bagarre

Agguato sulla legge elettorale Guerra Pd-M5s, salta il patto

Morto stecchito. Il Tedeschellum stira le zampe ancora in culla, al suo secondo giorno di vita nella giungla di Montecitorio, vittima di un inciampo fatale sul primo ostacolo, colpito in un agguato su un emendamento minore sui collegi del Trentino-Alto Adige, travolto da un voto segreto. Nervosismo, grida, scambi di accuse, grillini sul banco degli imputati. «Hanno ucciso la legge elettorale», dice il relatore Emanuele Fiano, Pd. Salta così il patto dei quattro e il testo torna in commissione. Se ne riparlerà magari, chissà, solo dopo le amministrative. Ma le previsioni sono nere, il governo balla, il Quirinale «accende i riflettori» e Matteo Renzi sta già virando verso il piano B, andare alle urne con quello che c'è, il Consultellum.

La maggioranza, teoricamente larghissima, va sotto alle 11,20 di una mattinata, torrida dentro e fuori la Camera, con un risultato choc, 270 contro 256. Lo scrutinio sarebbe, appunto, segreto ma per errore sul maxischermo appaiono le lucine rosse e verdi che mostrano i tanti sì dei Cinque Stelle, oltre a 59 franchi tiratori, in buona parte pd orlandiani, e qualche assente. Ecco l'incidente temuto, forse sperato o addirittura provocato che affossa la legge.

Una bolgia, quando i numeri escono. I capigruppo di Pd e M5S cominciano ad insultarsi, la sottosegretaria Boschi si attacca al telefono con la mano davanti la bocca, la Boldrini espelle Saverio Romano, mentre Di Maio viene visto imprecare con i suoi: «Che cavolo abbiamo fatto?». Lo scambio di accuse è durissimo. «Oggi il M5S ha dimostrato che la sua parola non vale nulla», urla Ettore Pd Rosato, tra gli strepiti da stadio dell'emiciclo. Il responsabile grillino delle riforme, Danilo Toninelli, gli risponde a brutto muso: «Pd e maggioranza non pensino neanche lontanamente di dare la responsabilità a noi. Loro hanno oltre trecento deputati, se c'è qualcuno colpevole sono loro. E questo è un emendamento di giustizia».

La miccia è quindi la modifica proposta da Michaela Biancofiore, Fi, non concordata con il suo partito, del sistema uninominale del Trentino Alto Adige. Biancofiore (ma c'è pure un emendamento fotocopia del M5S) propone di cancellare i sette collegi della regione ancorati alle regole del vecchio Mattarellum, uninominale vero, e di uniformarli al modello tedesco della legge. Quanto basta per mandare sotto la maggioranza e accendere gli animi, già accesi dalla pretesa dei grillini di filmare con dei selfie le singole votazioni. Poi ci si mette anche il giallo del tabellone elettronico acceso per sbaglio e la successiva mappatura dei singoli voti. «Questa è la prova che dei Cinque Stelle non ci si può fidare - conclude Rosato, che pure tra i suoi ha qualche franco tiratore -. La loro parola vale zero».

E adesso? Ora è guerra di tutti contro tutti. Renzi riunisce la segreteria e fa capire di non avere intenzione di riprovarci. «Non è come il gioco dell'oca, non si può ripartire dalla prima casella», spiega il presidente del partito Matteo Orfini. Silvio Berlusconi ha idee diverse. «Sta ora alle forze politiche dalle quali quell'accordo era nato, prima di tutto il Pd, continuare sulla sola strada che consente elezioni rapide con una legge adeguata. Se il partito di Renzi non lo facesse, prendendo a pretesto un incidente d'aula, si assumerebbe una grave responsabilità. Spero che responsabilità prevalga anche nel M5s, se non agisce solo strumentalmente».

Ma Beppe Grillo vota pagina: «La legge ve la fare da soli, con il neurologo». Il dentrificio istituzionale è uscito da tubo: chi riuscirà a rimetterlo dentro?

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