Politica

Gli Agnelli «scippano» Ferrari a Fiat

Sì del cda di Fca allo scorporo di Maranello: il 10% sarà quotato a Wall Street. Elkann: «Riunione storica»

Gli Agnelli «scippano» Ferrari a Fiat

«È stato un cda storico, che ha dato la possibilità a Fca di rafforzarsi patrimonialmente e la possibilità a Ferrari di iniziare un nuovo capitolo nella sua grande storia». John Elkann, azionista e presidente di Fiat Chrysler Automobiles, sintetizza in poche parole un'operazione enorme, come portata, quanto clamorosa, per impatto, che ha visto la prima riunione del nuovo board, svoltasi ieri a Londra, dare al neonato gruppo un nuovo volto.

Via libera, dunque, allo scorporo di Ferrari (felici gli analisti) e alla contestuale quotazione nel 2015 a Wall Street, e su una piazza europea, del 10% (lo spin-off porterebbe a Fca almeno 1,2 miliardi, debito della «Rossa» incluso). Il restante 80% del 90% del Cavallino (l'ultimo 10% è di Piero Ferrari), in mano a Fca, verrà distribuito gratuitamente ai soci. Il cda ha inoltre approvato la vendita di un massimo di 100 milioni di azioni (valore circa 870 milioni) e un convertendo fino a 2 miliardi per il quale Exor ha deciso di investire 600 milioni, «attingendo alle risorse disponibili». L'operazione permetterà a Sergio Marchionne di raccogliere 4 miliardi, incluso il debito del Cavallino, che serviranno a finanziare lo sviluppo di Fca (50 miliardi di investimenti al 2018) e il rilancio di Alfa Romeo. Tutti soldi, come spiegato da Marchionne, «utili anche a fronteggiare i peggiori scenari possibili». Fin qui il nuovo blitz di Marchionne su Ferrari dopo aver accelerato l'uscita di scena dell'ex presidente Luca di Montezemolo. Ecco allora Ferrari, in virtù dello scorporo, aumentare il suo peso all'interno di Exor (Agnelli) che, alla fine dell'operazione e chiuso il convertendo, potrebbe trovarsi in pancia tra il 24 e il 25% del Cavallino. Uno scenario, dunque, che porterà Maranello ancora più nell'orbita degli Agnelli che, a quel punto, ne diventerebbero il maggior azionista singolo.

«Per Ferrari - ha precisato il presidente Marchionne, il quale manterrà l'incarico nonostante lo scorporo - il miglior futuro è quello di preservarne l'unicità e proteggerla dalla contaminazione con la produzione di massa», in pratica lo stesso punto di vista espresso da Montezemolo, contrario però alla quotazione della «Rossa» a Wall Street in quanto sarebbero potuti venire a galla, per esigenze di trasparenza, molti segreti della Formula 1 con la perdita di vantaggi competitivi. Ecco probabilmente spiegato il motivo alla base del brusco divorzio dell'accoppiata Elkann-Marchionne da Montezemolo («visto perché tutta quella fretta?», il commento a caldo dell'ex presidente a chi gli sta vicino). Ma l'operazione scorporo (il collocamento del 10% di Ferrari sarà guidato da JpMorgan) potrebbe riservare altre sorprese, legate in questo caso al futuro di Marchionne il quale ha già annunciato la sua uscita da Fca nel 2018. Il che, comunque, non gli impedirà di restare all'interno della galassia Agnelli e mantenere la carica di membro del cda di Exor. Qualcuno ipotizza già un pre-accordo che porterebbe l'ad a entrare nel capitale di Maranello, magari attraverso un patto di sindacato che includerebbe anche Piero Ferrari con il suo 10%. Tutte supposizioni che troverebbero una spiegazione in ragione anche della mega-liquidazione che Marchionne dovrà riscuotere alla fine del suo mandato in Fca. Piazza Affari, ieri, dopo un inizio tranquillo e un busco calo del 4% sui timori di un aumento di capitale, ha premiato l'operazione con un +12,8% dopo che il titolo è arrivato a strappare quasi il 20%. A passare di mano oltre 82 milioni di azioni.

Il cda di Fca ha quindi approvato i dati del terzo trimestre, con utili stabili, ricavi in crescita e la conferma degli obiettivi per fine anno.

Commenti